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22 settembre

22 Settembre 2025

Oggi, ma nel 1994, a Roma, il tumore, col quale lottava dal 1989, che dal seno era passato alla testa, ufficializzato nella puntata del 5 maggio 1993 del Maurizio Costanzo Show, su Canale 5, si portava via, a 60 anni, Maria Carta, cantautrice considerata “la voce della Sardegna”. Addirittura riconosciuta come “la Edith Piaf sarda” dal quotidiano milanese “Corriere della Sera” dell’11 giugno 1982, in occasione dell’esibizione a Parigi, con l’Ave Maria della tradizione isolana, caldeggiata da Angelo Branduardi. L’ultima volta su un palco era stata a Tolosa il 30 giugno 1993. Originaria di Siligo, in provincia di Sassari, classe 1934, trapiantata a Roma dal 1960, lasciava il figlio David Mancini, di 14 anni, avuto dalla relazione con l’architetto romano Alberto Mancini. Aveva anche ricoperto il ruolo di consigliere comunale del Partito comunista italiano al Campidoglio dal 3 luglio 1976 al 6 maggio 1981. Ovvero durante la giunta di sinistra guidata da Giulio Carlo Argan, primo sindaco non democristiano della Capitale in epoca repubblicana, almeno fino alle dimissioni del critico d’arte 25 settembre 1979. Era stata valorizzata da Ennio Morricone, nel 1972, che le aveva fatto incidere la sigla dello sceneggiato televisivo “Mosè”. Importante era stato il suo contributo alla canzone tradizionale dell’isola di provenienza. Ma aveva studiato canto anche all’Accademia romana di Santa Cecilia. Nel 1974 aveva preso parte, come attrice, anche ad una pellicola di ampio respiro internazionale come “Il Padrino, parte II”, lungometraggio del regista di Detroit Francis Ford Coppola che aveva conquistato sei Oscar (nella foto, particolare, immortalata in una scena con Giuseppe Sillato, nei panni di Don Ciccio, nell’immagine proveniente dall’archivio Getty) nel ruolo della madre del boss mafioso don Vito Andolini detto Corleone interpretato da bambino da Oreste Baldini e da adulto da Robet De Niro. Ma sul piccolo schermo aveva impressionato anche nella parte di Maria nello sceneggiato tv “Gesù di Nazareth”, diretta da Franco Zeffirelli, e messo in onda su Rai uno in cinque episodi dal 27 marzo al 5 aprile 1976. Sul grande schermo, ancora, era stata La signora Cres, in “Cadaveri eccellenti”, con Francesco Rosi dietro la macchina da presa, nel 1977. Ancora, avevano riscosso successo le sue poesie intitolate “Canto rituale”, pubblicate dalle Edizioni Coines di Tarquinia, nel 1976. Aveva incantato anche all’estero, ma di particolare impatto era stato il suo repertorio sfoderato nel sassarese teatro Giuseppe Verdi il 30 aprile 1983.