TODAY

23 luglio

Oggi, ma nel 1929, a Roma, veniva fatto divieto, da parte del governo presieduto da Benito Mussolini, dell'utilizzo totale della lingua tedesca a Bolzano e provincia. Rientrava nel processo, più ampio, di italianizzazione dell'Alto Adige. La provincia, la cui popolazione, al 31 dicembre 1919, era composta al 90 per cento da residenti di madrelingua tedesca, al 6 da persone di lingua italiana e al 4 da cittadini di lingua ladina, era divenuta ufficialmente parte del Regno d'Italia col trattato di Saint-Germain-en-Laye, del 10 settembre '19, nel quale erano state decise le condizioni di ripartizione del dissolto impero austro-ungarico e la creazione della repubblica austriaca.

Il manifesto presentato, nel teatro civico di Bolzano, dal fascista Ettore Tolomei, incaricato governativo del processo di italianizzazione, il 15 luglio 1923, chiamato Provvedimenti per l'Alto Adige (nella foto particolare del frontespizio del discorso, rilegato in volume, stampato, a Trento, dalla Tipografia cooperativa trentina, nel '23), prevedeva 32 punti: unione dell'Alto Adige e del Trentino; nomina di segretari comunali di lingua italiana; opzione per cittadinanza italiana o tedesca ed espulsione per coloro che avessero optato per la seconda; ostacolare l'ingresso e il soggiorno ai germanofoni; prevenire l'immigrazione tedesca; revisione del censimento del 1921; introduzione dell'italiano come unica lingua ufficiale; licenziamento di funzionari tedeschi; scioglimento del Deutscher Verband, l'associazione dei partiti presentatisi alle elezioni del '21; scioglimento delle associazioni alpine non sotto il controllo del Club alpino italiano; divieto dell'uso dei nomi Tirol e Südtirol; chiusura del giornale germanofono Der Tiroler; italianizzazione dei toponimi tedeschi; italianizzazione delle iscrizioni pubbliche tedesche; italianizzazione dei nomi tedeschi di strade e percorsi; italianizzazione dei cognomi germanici; rimozione del monumento dedicato al poeta Walther von der Vogelweide dalla omonima piazza di Bolzano; aumento della presenza dei carabinieri in zona, reclutati tra aspiranti di lingua italiana; incentivi all'immigrazione e all'acquisizione di terre in provincia per gli italiani; non interferenza da parte di potenze straniere negli affari dell'Alto Adige; eliminazione delle banche tedesche e creazione di una banca italiana per i mutui; istituzione di uffici doganali di frontiera a Vipiteno e Dobbiaco; sostegno della lingua e della cultura italiana; istituzione di scuole materne e scuole elementari italiane; istituzione di scuole secondarie italiane; controllo dei diplomi universitari stranieri; espansione dell'Istituto di storia per l'Alto Adige; riallineamento del territorio della diocesi di Bressanone e controllo delle attività del clero; utilizzazione solo dell'italiano nelle cause legali e nei processi; avocazione allo Stato del controllo della Camera di commercio; progetti per nuovi tratti ferroviari, come Milano-Malles, Valtellina-Brennero, Agordo-Bressanone; aumento delle guarnigioni militari di stanza in Alto Adige e costruzione di nuove caserme.

Il 24 ottobre 1923, inoltre, un ulteriore decreto prefettizio aveva messo fine all'insegnamento in tedesco nel circondario, recependo le disposizioni nazionali del decreto del re Vittorio Emanuele III, dell'1 ottobre 1923, numero 21852. Il provvedimento aveva spinto la creazione delle Katakombenschulen, letteralmente le scuole nelle catacombe, fondate da Michael Gamper e Josef Noldin, dove comunque si continuava ad insegnare, in clandestinità, ai bambini in tedesco.