TODAY

23 luglio

Oggi, ma nel 1822, a Campodolcino, in provincia di Sondrio, l'arciduca d’Austria Ranieri Giuseppe d’Asburgo-Lorena, secondo viceré del regno Lombardo-Veneto, in carica dal 3 gennaio 1818, insieme ai suoi dignitari e ai tecnici, inaugurava la strada dello Spluga, snodo viario fondamentale per collegare, attraverso le Alpi centrali, Milano alla Valle del Reno. I lavori erano iniziati nel 1818 e il progetto era dell'ingegner Carlo Donegani, originario di Brescia, classe 1845, che per i suoi meriti professionali, nel 1839, verrà insignito del titolo di cavaliere dell'impero austriaco. La zona era amministrativamente in mano agli asburgici, con a capo l'imperatore Francesco I d’Asburgo-Lorena, sul trono dall’11 agosto 1804, che avevano studiato questa mossa per fare da contraltare a quella degli svizzeri che, col cantone dei Grigioni, avevano, proprio in quell'anno, reso carrozzabile la strada del San Bernardino per tentare di sottrarsi al pagamento delle dogane d'Austria.

Il taglio del nastro della strada dello Spluga, che solo idealmente riprendeva l'antica via dei condottieri romani, costruita nell'I avanti Cristo, su volere dell'imperatore Augusto, che univa Milano a Lindau, veniva onorato con l'iscrizione su pietra miliare collocata proprio a Campodolcino, alla confluenza della Valle di San Giacomo. Il piano della nuova strada, che andava da Chiavenna a Splugen, era stato realizzato tra il 1818 e il 1822. La strada era stata tracciata in due sessioni: la prima era del 1818-1821, mentre la seconda del 1838.

Nella prima fase la strada si atteneva al fondovalle sino a Isola, era in gergo chiamata strada di sotto, raggiungeva con una serie di ripidi tornanti Pianazzo, frazione di Madesimo nota per la sua pittoresca cascata. La strada di sopra, invece, detta anche degli Andossi, costruita nella seconda sessione a causa di una serie di alluvioni che avevano spazzato alcuni tratti della via preesistente, verrà impreziosita con la iconica galleria dello Stutz (nella foto, particolare, da cartolina animata del 1932). Il tracciato era lungo 32 chilometri fino al Passo Spluga, posto a 2117 metri sul livello del mare, e 8 dal passo fino a Splugen. La carreggiata era larga 5 metri e la pendenza non oltrepassava mai il 10 per cento.

Per ovviare alla forte ripidità dei pendii, erano stati costruiti 54 tornanti sul versante lombardo e 30 su quello grigionese. Nei punti di maggiore pericolosità la via era riparata da 5 gallerie. La strada, che diverrà statale numero 36, era stata attrezzata con parapetti, tettoie paramassi e paravalanghe. Per il ricovero dei viaggiatori erano anche state edificate 3 case cantoniere oltre alla casa della montagna e all’osteria, l'albergo della Posta a Montespluga, utilizzata anche come rifugio d'emergenza. La spesa di tutta l’opera, che alla fine passerà all'Italia, era stata interamente sostenuta dal governo austriaco, ma l'ammontare non verrà mai quantificato con precisione. La strada del 1822 manterrà la sua valenza internazionale sino al 1940 quando verrà percorsa quasi solo da slitte a cavalli del servizio postale nella stagione invernale.

L'apertura, il 24 febbraio 1905, riservata alla strada ferrata Briga-Domodossola, del traforo del Sempione, voluto dai Savoia, infatti, assottiglierà l'uso commerciale della strada dello Spluga attraverso l'omonimo passo. Ma sarà ancora di più con la costruzione del traforo del San Gottardo, che verrà aperto il 5 settembre 1980, che la strada dello Spluga e il Passo Spluga perderanno sensibilmente la loro importanza strategica nel favorire i rapporti economici internazionali, particolarmente tra Italia, Svizzera e Germania, per trasformarsi in una via di accesso battuta prevalentemente per ragioni turistiche con Madesimo, in Italia, e Splugen, in Svizzera, quali centri per vacanze molto apprezzati.