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23 NOVEMBRE

Oggi, ma nel 1917, nella frazione Valstagna di Valbrenta, in provincia di Vicenza, a monte della stretta di San Marino, cadeva, sotto l’aggiramento austriaco e i pesanti colpi di artiglieria da montagna, lo sbarramento avanzato italiano.

Era stato approntato per impedire la progressione delle truppe asburgiche, guidate dal generale Alfredrt Krauss, durante la ritirata del regio esercito italiano dalla Valsugana e dal Lagorai, sul versante del Trentino, conseguente alla rotta di Caporetto, del 12 novembre precedente, che aveva causato 300mila prigionieri e 350mila sbandati tra le file nazionali.

La barriera era composta alla meglio di tronchi, pietre e reticolato spinato, elementi che erano stati messi insieme alla meglio dalle penne nere (nella foto, particolare, tre di loro all’opera proprio durante l’innalzamento delle rudimentali barriere d’alta quota). Poi anche dai cavalli di frisia e dai sacchi di terra che erano stati reperiti alla svelta dai genieri.

La fortificazione sarebbe dovuta servire a ritardare il più possibile l’inesorabile passo dei soldati dell’imperatore d'Austria e Ungheria e futuro beato Carlo I d'Asburgo. La tenuta del blocco avrebbe dovuto consentire anche agli uomini in grigioverde del Belpaese, che trainavano il materiale bellico residuo, e alla popolazione civile locale, che marciava con i pochi averi racimolati alla svelta dalle abitazioni abbandonate frettolosamente, di discendere il corso del fiume Brenta.

La manovra sarebbe dovuta avvenire in attesa che gli alpini della 52ª divisione di arresto, che era al comando del generale Angelo Como Dagna Sabina, raggiungessero la zona rifugio della Grottella di Valstagna. In tal modo le forze italiane tentavano di mettere in salvo non solo gli abitanti rimasti nel circondario, ma i nodali tunnel ferroviari del Termine e della Lupa. Invece avveniva il peggio e gli alpini del Vestone venivano travolti e imprigionati.

La Commissione d’inchiesta tricolore con le stellette concluderà attribuendo la conquista austriaca all’abile manovra di aggiramento, particolarmente tattica poiché effettuata dall’alto, calandosi da Col Bonato e dalle rocce sovrastanti. Sarà una versione che permetterà sommariamente di porre la pietra tombale sulla sconfitta italiana, e sulle relative ingenti perdite, senza intaccare il prestigio degli italici in divisa e, soprattutto, senza mettere in discussione la strategia ordinata dai vertici militari.

Tutta la triste vicenda verrà sviscerata per la prima volta da Francesco Pontarollo, nelle 111 pagine del volume -che si avvarrà anche del materiale d’archivio inedito rintracciato tra i faldoni dell’ufficio storico dello Stato maggiore dell’esercito- intitolato “Sbarrate il canal di Brenta. Valbrenta 21-23 novembre 1917”, che verrà pubblicato da Silvy, di Scurelle di Trento, nel 2020