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23 novembre

23 Novembre 2025

Oggi, ma nel 1993, a Villabate, in provincia di Palermo, nel maneggio nel quale si esercitava in vista delle prossime gare di equitazione, veniva rapito da sicari guidati da Gaspare Spatuzza, che agivano su mandato del boss mafioso corleonese latitante Giovanni Brusca, Giuseppe Di Matteo, palermitano di 12 anni, per vendetta verso le dichiarazioni rilasciate dal padre “Santino” Di Matteo, collaboratore di giustizia. Dopo essere stato tenuto in prigionia per 25 mesi, precisamente 779 giorni, rimpallato tra varie postazioni carcerarie nel trapanese, nell’agrigentino e in quel di Caltanissetta, l’11 gennaio 1996, a Giambascio di San Giuseppe Jato, dove si troverà rinchiuso da 180 dì nel vano ricavato sotto il pavimento del casolare-bunker, Giuseppe verrà strangolato con una corda e il cadavere verrà sciolto nell’acido nitrico.

Se ne occuperanno Enzo Brusca, nipote di Giovanni, Vincenzo Chiodo e Giuseppe Monticciolo. Il caso, per la sua ferocia, desterà enorme clamore mediatico e creerà anche spaccature all’interno dei vertici di Cosa nostra. Anche perché la madre della giovane vittima, Franca Castellese, impiegata con mansioni di addetta alle relazioni con il pubblico nell’ospedale di Altofonte e già infermiera nel nosocomio psichiatrico del capoluogo siciliano, era parte di famiglia estranea alla criminalità organizzata. La proposta di far fuori il piccolo Di Matteo per colpire “Mezzanasca”, come era detto il padre, proveniente da casata affiliata alla cupola malavitosa sicula da generazioni risalenti a ben prima del genitore Giuseppe senior, benché ufficialmente risultasse allevatore e già addetto all’abbattimento del bestiame nel mattatoio comunale di Altofonte, era stata avanzata, il 14 novembre 1993, a Misilmeri.

L'aveva suggerito Giuseppe Graviano nell’incontro con Matteo Messina Denaro, Leoluca Bagarella e il già menzionato Giovanni Brusca. Quest’ultimo, soprannominato “U verru”, ovvero “Il porco” in siciliano, verrà arrestato il 20 maggio 1996 a Cannatello di Agrigento. Tra gli omaggi alla memoria dello sventurato Giuseppe Di Matteo vi sarà, dal 2 agosto 2024, anche il murales (nella foto, particolare) realizzato dall’artista romana mascherata “Laika”, su proposta del sindaco Enzo Di Natale, sul prospetto del Municipio del borgo marsicano di Aielli, che riproporrà quello precedentemente eseguito sempre col logo “Mafia sucks”, da interpretare come “La Mafia fa schifo”, sul muro del carcere delle Costarelle dell’Aquila, ma rimosso il 23 gennaio 2023.