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23 ottobre

 

Oggi, ma nel 1911, nell’oasi di Sciara Sciat, nei dintorni di Tripoli, durante la guerra italo-turca, lo schieramento dei fanti piumati dell’11° reggimento bersaglieri dell’esercito del regno d’Italia, più artiglieri e marinai di rincalzo, comandato dal colonnello Gustavo Fara, sbaragliavano la resistenza locale che era composta dai senussi schierati a supporto delle truppe dell’impero ottomano, in tutto 10mila unità, guidate da Neşet Pascià. Ma il trionfo aveva un elevato costo di vite (nella foto, particolare, il comandante Fara, a sinistra, l'unico con lo Chepì in testa, tra i suoi uomini mentre faceva la ricognizione di una parte delle vittime nemiche). Nella feroce mischia dell’Italia giolittiana nella sua declinazione di conquistatrice coloniale c’erano anche quattro abruzzesi che, a Forte Messri, pagavano con la vita in quell’occasione le ambizioni di rendere tricolore lo “scatolone di sabbia”. Erano tutti e tre dell’11° bersaglieri: Costantino Di Prinzio, di Guardiagrele, Fernando Rampa, di Avezzano, Andrea Travaglini, di Casoli, e Giuseppe Zulli, di Francavilla al Mare.

Ma dalla “città di pietra” decantata da Gabriele d’Annunzio nel romanzo “Trionfo della morte”, del 1894, proveniva anche il fante Pietro Dell’Osa, che però riuscirà a rimpatriare e a prendere parte anche al secondo conflitto mondiale dal quale però uscirà senza le braccia, cieco e sordo per lo scoppio di una granata, come verrà raccontato nel libro “La guerra dei nostri nonni” di Aldo Cazzullo, che sarà pubblicato dall’editore Mondadori, di Milano, nel 2014. L’assalto alla “quarta sponda” era partito il 29 settembre precedente e si protrarrà fino al 18 ottobre 1912 quando verrà proclamata la supremazia del tricolore con la croce sabauda.  Gli emuli di Alessandro La Marmora periti nella pugna del 23 ottobre 1911 verranno vendicati con massacri, anche di civili, senza precedenti. E quelli che non verranno passati per le armi, 4mila libici, finiranno i loro giorni deportati sulle isole di Ustica o Tremiti, e saranno finiti dagli stenti e dal colera.

Ma secondo la relazione ufficiale di Fara al generale Carlo Caneva anche i soldati di Roma erano stati trattati con i riguardi riservati agli invasori: accecati, decapitati, crocifissi, eviscerati, bruciati vivi, tagliati a pezzi. E la reazione turca del 26-28 ottobre sarà tremenda, costringerà gli italici ad abbandonare le posizioni conquistare -che poi verranno riprese il 26 novembre- e, a Homs, costerà la vita anche al sottotenente di vascello della regia Marina militare Riccardo Grazioli Lante Della Rovere, romano di 24 anni, che verrà insignito della medaglia d’oro al valor militare, alla memoria. Tutta la vicenda verrà raccontata da Pasqualino "Lino" Del Fra, nelle 142 pagine del saggio intitolato "Sciara Sciat. Genocidio nell'oasi. L'esercito italiano a Tripoli", che verrà pubblicato dalla casa editrice Datanews, di Roma, nel 1995.