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24 FEBBRAIO

Oggi, ma nel 1912, a Beirut, si consumava lo scontro navale tra i due incrociatori corazzati “Francesco Ferruccio” e “Giuseppe Garibaldi”, della regia Marina militare italiana, la cannoniera corazzata Avnillah e la torpediniera Angora, della forza di mare ottomana.

La battaglia di Beirut, nel contesto della guerra italo-turca, si concludeva con la vittoria tricolore ottenuta dal comandante della squadra dell’Egeo, il contrammiraglio Paolo Thaon di Revel. Quest’ultimo aveva ricevuto l’ordine di catturare o distruggere le due unità della Sublime porta, il 20 febbraio precedente, e aveva aperto il fuoco solo alle 9 di mattina dopo aver intimato la resa e non aver ricevuto risposta.

Nonostante il divieto di cannoneggiare la città, alcuni tiri lunghi dei pezzi da 203/45 millimetri e di quelli da 152/40, falciavano 66 civili. Il relitto della Avnillah, nave varata nel 1869, lunga 71 metri, larga 10,7, in grado di ospitare 389 componenti dell’equipaggio, rimarrà in fiamme (nella foto, particolare) per tutta la notte e verrà finito da un siluro italiano, il mattino dopo.

L’assalto alla conquista della quarta sponda era cominciato il 29 settembre 1911 e terminerà il 18 ottobre di quel 1912 con l’annessione ai possedimenti del Belpaese della Tripolitania, della Cirenaica, del Fezzan e del Dodecaneso. Il periodo di belligeranza, che vedrà tra i principali protagonisti degli scontri marittimi anche Luigi Amedeo di Savoia-Aosta, duca degli Abruzzi, impegnerà 34mila militari italici contro 28mila della mezzaluna rossa. Comporterà 3431 morti per lo schieramento italiano e 14mila per quello avversario.

Tutta la vicenda verrà raccontata da Mariano Gabriele, nel volume “La Marina nella guerra italo-turca”, che verrà pubblicato dall’ufficio storico della Marina militare, di Roma, nel 1998.