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24 gennaio

Oggi, ma nel 1976, a Padova, in piazza dei Signori, il Centro femminista, insieme a 3mila donne arrivate da tutto il Triveneto, manifestava in favore dell’aborto libero. Protestava anche contro la carica degli agenti di Polizia che, la settimana precedente, avevano fatto sgomberare con la forza le attiviste pro aborto che contestavano la veglia di preghiera, avvenuta in Duomo, la basilica cattedrale di Santa Maria Assunta, da parte del Fronte contro l’interruzione di gravidanza.

L’iniziativa rosa padovana del pomeriggio del 24 gennaio 1976 (nella foto, particolare di un momento del corteo, dal repertorio iconografico di Mariarosa Dalla Costa) rimarrà negli annuali del movimento per l’emancipazione della donna nel Belpaese come uno degli appuntamenti più significativi di quel delicato periodo dei cosiddetti anni di piombo caratterizzati non solo dal terrorismo rosso e nero.

Almeno stando all’Archivio di lotta femminista per il salario al lavoro domestico che verrà ospitato nella biblioteca civica di Padova e che sarà composto anche dal materiale donato da Dalla Costa. Quest’ultima, originaria di Treviso, emblema del femminismo tricolore, sociologa, era stata autrice, con Selma Jones, del volume “Potere femminile e sovversione sociale”, pubblicato da Marsilio, di Venezia, nel 1974, e divenuto già un classico del genere. Il clima nella Penisola era infuocato perché divampavano giornate promosse dai collettivi per la libertà di aborto e più in generale per la promozione dei diritti del gentil sesso.

A Padova, inoltre, il 20 gennaio precedente, Massimo Carlotto, di 19 anni, militante di Lotta continua, aveva presumibilmente ucciso, con 59 coltellate, Margherita Magello, di 24 anni. Il delitto, che era ancora avvolto da una serie di controverse circostanze, aveva creato non poco scompiglio nell’opinione pubblica nazionale. Aveva anche infiammato il risentimento delle donne padovane e non solo che ritenevano la vittima essere l’ennesima malcapitata fatta fuori da un uomo per futili motivi. In realtà la vicenda era ben più articolata. Il futuro scrittore di gialli, che si riterrà sempre innocente, il 25 novembre 1992 verrà condannato a 16 anni di carcere, ma dopo averne scontati 6 verrà graziato, l’8 aprile 1993, dal presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro. Il 29 gennaio 2004 Carlotto otterrà, dal tribunale di Cagliari, anche la riabilitazione.