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25 giugno

Oggi, ma nel 1866, a Ponte Caffaro di Bagolino, in provincia di Brescia, veniva combattuta la battaglia sul fiume Caffaro (nella foto particolare di una incisione coeva tratta da "The illustrated London news"), tra il 2° battaglione bersaglieri volontari italiani e il 2° reggimento volontari italiani, comandato dal maggiore Nicostrato Castellini del Corpo volontari italiani di Giuseppe Garibaldi, e gli austriaci del reggimento principe Alberto di Sassonia dei bersaglieri di Innsbruck, comandati dal capitano conte Wickenburg, della 8ª divisione del generale Von Kuhn. Vincevano gli italiani, che costringevano gli austriaci a ripiegare nei forti d'Ampola e di Lardaro. Gli austriaci ebbero 10 morti, 8 feriti, 10 dispersi e 1 ufficiale fatto prigioniero. Gli italiani accusarono solo 6 feriti, 4 dei bersaglieri volontari e 2 dei fucilieri o “rossi”.

Nonostante il successo, la battaglia non porterà a nessun grande risultato militare: perchè le posizioni occupate dai garibaldini, come Storo e parte della Valvestino, dovranno essere abbandonate già il giorno successivo, 26 giugno, per coprire la zona di Desenzano e del lago di Garda, minacciate dall'avanzata degli austriaci che erano stati vittoriosi nella seconda battaglia di Custoza, in quel di Verona, del giorno precedente, 24 giugno, che di fatto aveva segnato la data di avvio della terza guerra d'indipendenza, ufficialmente cominciata il 20 giugno precedente, che terminerà il 12 agosto 1866 col trionfo italico.

Ma la battaglia di Ponte Caffaro rimarrà impressa come episodio della terza guerra d'indipendenza italiana per la partecipazione e i racconti del patriota e scrittore Giuseppe Cesare Abba, incorporato come sottotenente del 7° reggimento del Corpo volontari italiani garibaldini. Poi anche per l'azione del bulldòg che era al seguito delle camicie rosse, che verrà ribattezzato proprio Caffaro, che era il cane di proprietà del sottotenente Giulio Grossi di Venezia. Aveva morsicato il capitano boemo Rudolf Ruzicka, della 12ª compagnia del reggimento principe Alberto di Sassonia, che si stava battendo in duello, corpo a corpo e a colpi di sciabola, proprio sul ponte, col tenente Giovanni Battista Cella dei bersaglieri. Alla fine Ruzicka era stato tratto in prigionia.