25 novembre

Oggi, ma nel 1960, a Salcedo, nella Repubblica Dominicana, esponenti del "Servicio de inteligencia militar", cioè la polizia segreta di Rafael Leónidas Trujillo, assassinavano a bastonate in una piantagione di canna da zucchero le sorelle Patria, Minerva e Maria Teresa Mirabal, rispettivamente di 36, 34 e 25 anni, reputate oppositrici del regime dittatoriale, e scaraventavano i loro cadaveri in un dirupo a bordo di una vettura per simulare un incidente stradale letale. La data della morte verrà, dal 25 novembre 1981, dopo la prima celebrazione del "Primer encuentro feminista latinoamericano y del Caribe", che si terrà a Bogotà in Colombia, fissata come Giornata mondiale per l'eliminazione della violenza contro le donne. Con l’appellativo di “Mariposas”, ovvero Farfalle, erano attiviste dell’organizzazione antitrujillista diretta da Manuel “Manolo” Travares Justo, marito di Minerva, detta “Movimento 14 giugno”. Il triplice omicidio -Bélgica Adela Mirabal-Reyes, la quarta figlia dei coniugi Mercedes Reyes ed Enrique Mirabal, verrà risparmiata e morirà, sempre a Salcedo, l’1 febbraio 2014, a 89 anni- destava enorme clamore. Porterà ad ulteriori agitazioni che sfoceranno nell’eliminazione fisica, presumibilmente mediante complotto orchestrato da agenti della Cia e che coinvolgerà anche il presidente venezuelano Rómulo Betancourt, del “Generalísimo y Benefactor del Pueblo”. La fucilata liberatrice arriverà, il 30 maggio 1961, a Santo Domingo. Il 17 dicembre 1999, a New York, l’Assemblea generale delle Nazioni unite approverà la ricorrenza con la determinazione 54/134. L’impostazione governativa di “El Jefe”, come era soprannominato Trujillo, al potere, mediante elezioni ritoccate più simili ad un golpe che ad un’ascesa democratica, dal 24 maggio 1930, era caratterizzata dall’anticomunismo, dallo sfruttamento delle maestranze necessario per tentare un risanamento economico nazionale e un miglioramento dell’industrializzazione, dal culto smodato della sua persona, dalla mattanza prima e dalla segregazione poi della comunità di origine haitiana -vera e propria pulizia etnica messa in atto a cominciare dal “massacro del prezzemolo” del 3-8 ottobre 1937-, dalla sanguinosa repressione degli oppositori a vario titolo. E proprio "Mariposa" sarà il titolo del brano che la cantautrice romana Fiorella Mannoia intonerà nell’edizione numero 74 del Festival della canzone di Sanremo 2024, dal 6 al 10 febbraio, come omaggio alle coraggiose "hermanas" Mirabal (nella foto, particolare, su una banconota da 200 pesos Dominicanos, equivalenti a 2,75 euro, emessa dal Banco central il 2 ottobre 2014), antesignane della difesa globale dei diritti in rosa. E con quel pezzo, estratto dall’album “Disobbedire”, il 20° inciso in studio, che uscirà il 29 novembre di quel 2024 per l’etichetta discografica newyorkese Epic, se da un lato si posizionerà al 15° posto nella classifica generale, che vedrà trionfare Angelina Mango, erede canora del compianto Pino, con “La noia”, dall’altro si aggiudicherà il Premio “Sergio Bardotti” quale miglior testo. Le parole saranno composte dalla stessa cantautrice romana, classe 1954, insieme a “Cheope”, ovvero il paroliere Alfredo Rapetti, figlio d’arte di Giulio, più conosciuto come “Mogol”, e a Carlo Di Francesco. Su musica di Federica Abbate, Mattia Cerri e del già menzionato Di Francesco.
