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25 settembre

Oggi, ma nel 1967, a Milano, in largo Riccardo Zandonai, dopo aver svaligiato l’agenzia numero 11 della filiale cittadina del Banco di Napoli, la banda guidata da Pietro Cavallero, mentre fuggiva, a bordo della Fiat 1100 D rubata, apriva il fuoco, con due mitra e sette pistole, contro i poliziotti lanciati all’inseguimento.

Sull'asfalto restavano tre vittime: Virgilio Odoni, fattorino di una cartiera; Giorgio Grossi, studente di 17 anni; Franco De Rosa, emigrato da Napoli, che era stato colpito mentre era a bordo della sua Fiat 600 multipla. Tra i passanti e i poliziotti si contavano 22 feriti. Il più noto sarà Maurizio Taddei, di 5 anni, che era alla fermata del tram in piazza Firenze insieme alla mamma Lina quando veniva colpito da un proiettile che entrava dalla gola ed usciva dalla nuca. Il bambino conserverà danni permanenti al cervello. Il 27 settembre successivo morirà, d’infarto, Roaldo Piva, invalido di guerra malato di cuore, che durante il pomeriggio di concitazione, alle 16, aveva aiutato gli agenti a catturare Adriano Rovoletto, il cassiere ed autista della banda Cavallero, preso, insieme a Donato Lopez, di 17 anni, con ancora in mano la borsa di plastica contenente i 6 milioni 750mila lire rubati alla banca. Cavallero e la sua spalla, Sante Notarnicola (nella foto, particolare, a destra, in manette, proprio insieme al suo capo, a sinistra), verranno catturati, dal maresciallo dei carabinieri Dino Olivieri, il 3 ottobre successivo, a Villabella, frazione di Valenza, in provincia di Alessandria, al casello abbandonato.

La sparatoria e la rocambolesca fuga da film, durata 12 chilometri, del 25 settembre 1967, avvenuta nel cuore del capoluogo lombardo, finiranno negli annali della cronaca nera tricolore. Quella era la rapina numero 19 messa a segno dal sodalizio criminale, d’ispirazione comunista con tratti di anarchia -lo stesso Cavallero era stato espulso dal Pci poiché ritenuto troppo estremista- formatosi a Torino, in zona Barriera di Milano, in corso Vercelli, nel 1963. La prima azione era avvenuta ai danni dell’Istituto bancario San Paolo della città sabauda l’8 aprile 1963. Tutta la vicenda della banda Cavallero verrà raccontata da Giorgio Bocca, anche lui piemontese come Cavallero, sulle pagine del quotidiano meneghino “Il Giorno”, nel 1968, sentendo le testimonianze della moglie di Cavallero, Anita. Articoli che poi confluiranno nel volume “Il bandito Cavallero, storia di un criminale che voleva fare la rivoluzione”, pubblicato dall’editore milanese Longanesi, proprio nel 1968.

Ma la storiaccia verrà anche successivamente ripresa da Claudio Bolognini nel saggio “I ragazzi della barriera. Storia della banda Cavallero”, che uscirà per i tipi di Agenzia X di Milano, nel 2015. Sul grande schermo, invece, sarà, sempre nel 1968, con anteprima al teatro Carignano di Torino il 30 marzo di quell’anno, il regista Carlo Lizzani ad occuparsene. Lo farà con la pellicola “Banditi a Milano”, che uscirà prima del processo -che comminerà l’ergastolo a Cavallero e Notarnicola e 12 anni al minorenne Lopez- e che eternerà le gesta compiute dai malviventi in quel 25 settembre 1967. Al lungometraggio prenderanno parte attori del calibro di Tomas Milian, Gian Maria Volontè, Don Backy, Ray Lovelock.