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25 settembre

25 Settembre 2025

Oggi, ma nel 1946, a San Salvatore Monferrato, in provincia di Alessandria, alla cascina “Clorio”, Alfredo De Giorgis, di 34 anni, avvocato ed in via di conseguimento della libera docenza in Medicina legale all’università di Milano, verosimilmente per errore, avvelenava mortalmente sei persone di famiglia col pollo addizionato di stricnina e di curaro. Accadeva in occasione del festeggiamento per la vendemmia. Coadiuvato dal cognato, il ragionier Primo Cellerino, dal 21 settembre precedente De Giorgis inseriva nel pollame e nelle galline del suo allevamento le sostanze venefiche menzionate per poi neutralizzarle col cloralio, il tutto per scopi scientifici.

Tra le vittime vi erano: la moglie Giovanna Astori in De Giorgis, di 26, il figlio Romano De Giorgis, di 11, il babbo Pio De Giorgis, di 57, e la madre Vittoria Roncati, di 56, la sorella Ida De Giorgis maritata in Cellerino, di 30, con la figlia Ivana Cellerino, di 3 anni. Alfredo, già diplomato maestro e laureato anche in Scienze politiche oltre che in Giurisprudenza, ex ufficiale carrista pluridecorato e mutilato di guerra, proveniente da famiglia contadina, si cimentava in studi di tossicologia utili per il conseguimento del nuovo traguardo accademico. Svolgeva anche regolarmente esperimenti sugli animali della fattoria con i composti chimici.

Si proclamava innocente e sottolineava pure che non fosse stato lui, ma la consorte a confondere la boccetta del liquido letale con quella dell’antidoto. Di fatto somministrando ai commensali il biglietto di sola andata per il camposanto. Lui si salvava solo perché aveva sputato il cibo: ritenendolo dubbio in quanto eccessivamente di cattivo sapore. E non aveva perciò assunto alcun presunto rimedio. Anche gli altri commensali avevano avvertito il gusto molto amaro del volatile -morto azzannato da una donnola-, ma avevano attribuito la colpa alla padella in ferro impiegata per riscaldare la pietanza.

L’episodio (nella foto, particolare, la notizia riportata sul quotidiano torinese “La Stampa”, nell’edizione del 29 settembre 1946) destava enorme scalpore mediatico non solo nel circondario. Il 17 gennaio 1951, in via definitiva, dopo il passaggio in Corte di cassazione, De Giorgis verrà condannato a 5 anni di reclusione. Con sensibile riduzione della pena comminatagli in primo grado, che ammontava a 12. Personaggio chiacchierato, rimarrà soprannominato “L’avvelenatore” e il suo caso entrerà tra quelli più singolari della nera del Belpaese. Il 22 dicembre 1953, per effetto del provvedimento di clemenza, tornerà alla vita libera. Ma avrà anche altri problemi con la giustizia.