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26 Agosto

 Oggi, ma nel 2004, a Southampton, moriva stroncata da un aneurisma cerebrale non diagnosticato, in casa sua, nel sonno, la cantante statunitense, ma di origine italiana, Laura Branigan, nata a New York, nel 1952. Aveva avvertito mal di testa nei giorni precedenti, ma non aveva dato troppa importanza al fastidio. Era stata una vera e propria icona musicale internazionale degli anni '80, molto apprezzata dal pubblico del Belpaese, anche per il legame professionale con big del panorama tricolore. Aveva iniziato ad esibirsi a livello professionale nel 1979 ed era stata anche corista del jazzista canadese Leonard Cohen. Nella sua carriera discografica aveva inciso 20 singoli. Sue erano anche le colonne sonore di pellicole cinematografiche particolarmente rilevanti come Imagination, inserita nel film icona Flashdance, del 1983, canzone prodotta dall'italiano Giorgio Moroder, insieme all'americano di origine sudafricana Phil Ramone. Ma anche Hot Night, del 1984, infilata nella colonna sonora del lungometraggio cult Ghostbusters. Soprattutto la Branigan era stata consacrata dalla versione, in inglese, di Gloria, di Umberto Tozzi (nella foto, l'articolo di Peppe Delconte, del 14 aprile 1983, del settimanale Tv sorrisi e canzoni, con i due artisti, lei di 23 anni e lui di 31), rimasta nella "Billboard hot 100" per 36 settimane e inserita nella "Top 100 singoli" del 1983. Nel 1984, proprio dopo aver considerato gli apprezzamenti ricevuti per Gloria, aveva anche re-interpretato, sempre in inglese, Self control di Raf, Raffaele Riefoli, da Margherita di Savoia, in provincia di Barletta, trasformando anche in quel caso il pezzo del cantautore italiano in un altro successo planetario, rimasto per sei settimane in cima alle classifiche mondiali, con particolare riferimento alla classifica della Germania. Era stato Greg Mathieson, collaboratore di gran pregio del torinese Tozzi, a proporre Gloria al produttore a stelle e strisce Jack White, che aveva affidato, azzardando, il brano alla Branigan, scelta per la potenza della sua voce. Il testo era stato tradotto in inglese da Trevor Veitch e la musica era stata ri-arrangiata da Mathieson. Il risultato aveva prima scalato la classifica Usa, impresa proibitiva per autori italiani in quel tempo, e poi aveva conquistato il globo.

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