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26 MAGGIO

Oggi, ma nel 1944, a Giaveno, in provincia di Torino, in piazza Francesco Molines, veniva fucilato dai nazisti il partigiano Salvatore Peticchio, di 27 anni, originario di Palagonia, nel catanese, componente del nucleo originario di quella che diverrà la divisione autonoma numero 43 “Sergio De Vitis”. Era uno dei 2500 volontari di liberazione siciliani operativi in Piemonte per tentare di cacciare i tedeschi dal suolo patrio. Questo, a dispetto della vulgata che reputava e continuerà a ritenere la resistenza tricolore un impegno prevalentemente del nord del Belpaese, ancora militarmente, socialmente e drammaticamente tranciato in due.

La “De Vitis”, attiva tra la Val Chisone e la Valle di Susa, con particolare riferimento alla Val Sangone, sarà intitolata alla memoria del loro comandante, già sottotenente abruzzese degli alpini del battaglione “Penne nere Val Chisone”, originario di Lettopalena, in quel di Chieti, che morirà in combattimento, il 26 giugno successivo, a Sangano, e, il 9 aprile 1949, verrà insignito della medaglia d’oro al valor militare postuma.

Peticchio, anche indicato come “Piticchio”, era componente, dall’1 marzo precedente, della brigata partigiana “Sandro Magnoni”. Era stato catturato dalle forze germaniche, il 10 maggio di quel 1944, che passerà alla storia, non solo per il rastrellamento avvenuto quel giorno, come “maggio di sangue”, per le alte perdite umane in Val Sangone, dovute alle azioni dei militari al comando del controverso generale Peter Hansen, delle Waffen-SS, di origine cilena.

L’episodio di Giaveno costava la vita, oltre che a Peticchio, anche ad altri 10 prigionieri di guerra (nella foto, particolare, i funerali di quei caduti del 26 maggio 1944, dopo la riesumazione e prima del trasferimento dei corpi nell’Ossario di Forno di Coazze), detenuti nelle carceri “Nuove” del capoluogo piemontese, giustiziati, per ritorsione, dopo l’uccisione di due ufficiali con la croce uncinata. Le altre vittime erano: Ugo Baudino, Carlo Belletti, Carlo Bruno, Mario Groppo, Giovanni Marocco, Pietro Marconetto, Giorgio Marconetto, Giovanni Medici, Andrea Moine e Vincenzo Virano.