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27 MAGGIO

Oggi, ma nel 1957, a Milano, il conte Paolo Gerli di Villa Gaeta, ultimo proprietario dell’opera, donava alla Pinacoteca di Brera la tela, della Resurrezione di Cristo di Giovanni Busi, detto “il Cariani”. L’olio, di 208 centimetri di altezza per 170 di lunghezza, risalente al 1520, proveniva dalla cappella di Santa Caterina della chiesa di San Pietro a Crema ed era stata commissionata da Ottavio Vimercati per decorare la cappella di famiglia. Il dipinto (nella foto, particolare, nella sala Napoleonica, seduto a sinistra Gerli, con accanto la critica d’arte Fernanda Wittgens, direttrice del museo meneghino, e davanti a lui la tela, nello scatto proveniente dall’archivio storico della Pinacoteca di Brera) raffigurava lil ritorno alla vita dopo la morte di Gesù, posto tra i santi Girolamo e Giovanni Battista con anche gli offerenti Ottaviano Vimercati e la moglie Domitilla Lupi in posizione di adorazione.

Busi, originario di Fuipiano al Brembo, frazione di San Giovanni Bianco, in provincia di Bergamo, classe 1485, attivo soprattutto in Lombardia, con predilezione per la tecnica del manierismo alto rinascimentale, influenzato nella sua produzione da Lorenzo Lotto, Sebastiano Luciani, detto “del Piombo”, e Giorgio Zorzi da Castelfranco, alias “Giorgione”, vanterà alcuni suoi pezzi esposti all'interno del prestigioso museo parigino del Louvre, quale la Modonna con bambino e San Sebastiano, del 1528, e nella National gallery of art di Washington, come Il concerto, del 1520. Il mecenate Gerli non era nuovo a simili atti di generosità verso le istituzioni del Belpaese. Daricordare c'era stata, ad esempio, la cessione, avvenuta nel 1938, alla biblioteca nazionale Braidense del capoluogo lombardo, di parte del patrimonio librario liturgico, da 2mila volumi, appartenuto al duca Carlo Ludovico di Borbone-Parma, che aveva istituito il fondo Gerli.