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27 settembre

27 Settembre 2025

Oggi, ma nel 1981, a Montreal, in Canada, nel Gran premio casalingo di Formula 1, vinto dal transalpino Jaques Laffite su Ligier-Matra JS-17, andava in scena l'exploit nel Circus del beniamino locale Gilles Villeneuve, favorito del Drake, al volante della Ferrari 126 CK, che, dopo 63 giri del tracciato cittadino di Notre Dame e 4.410 chilometri totali, sotto la pioggia battente e con l’alettone anteriore scardinatosi al 54° passaggio, saliva sul gradino più basso del podio. Restare e perseverare nonostante la vettura non a posto, la visuale limitata, l'altissimo rischio, era già una prova per il piccolo campione, con 156 centimetri d’altezza per 50 chilogrammi di peso corporeo.

In realtà il mondiale piloti non lo vincerà mai raggiungendo solo la seconda posizione nella classifica di coppa del mondo, il 7 ottobre ’79, alle spalle del primatista Jody Scheckter, il sudafricano compagno di squadra in Ferrari. Mentre sarà il figlio Jacques junior, nel 1997, a fare suo il titolo iridato come primo ed unico pilota proveniente dalla nazione con il simbolo della foglia d’acero nella storia della massima divisione agonistica delle quattro ruote a motore. - aveva già sperimentato. Era accaduto il 16 settembre 1979, a Imola, in occasione del Trofeo “Dino Ferrari”, dopo il contatto con Niki Lauda, sulla rossa di Maranello 312 T4 che sarà conservata proprio nel museo della casa del cavallino rampante.

Poi nel ’78, l’8 ottobre, aveva tagliato per primo il traguardo a Montreal, su Ferrari 312 T3. Ma quella del 27 settembre ’81 appariva agli occhi degli spettatori la più plateale dimostrazione di talento messa a segno a bordo d’una monoposto a partire dalla data d’esordio nella massima divisone automobilistica risalente al 16 luglio 1977, a bordo di McLaren-Ford Cosworth, sul circuito di Silverstone, nel Gp di Gran Bretagna, su abboccamento del britannico James Hunt con Edward “Teddy” Mayer, direttore sportivo della rinomata scuderia di Woking.

Soprannominato “L’aviatore” per lo stile di guida audace e funambolico con continui “voli” fuori pista, ma anche per la passione per la conduzione degli elicotteri, originario di Saint Jean-sur-Richelieu, classe 1950, proveniente dalle gare sulla neve in motoslitta con il fratello minore Jaques -tra l’altro esordiente in F1, su Arrows, in quel Gp di Canada del 27 settembre 1981-, morirà l’8 maggio 1982, a 32 anni, a Lovanio, a 30 chilometri da Bruxelles, nella clinica universitaria St. Raphael, per il trauma alle vertebre cervicali riportato nel tremendo incidente sul circuito di Zolder, durante la fase conclusiva delle prove di qualificazione in vista del Gp belga del giorno dopo.