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28 Luglio

Oggi, ma nel 1943, a Bari, in via Niccolò Dell'Arca, un reparto del regio esercito, insieme ad alcuni rappresentanti dei reali carabinieri e della milizia volontaria per la sicurezza nazionale, schierato in protezione della sede del fascio cittadina "Barbera", sparava colpi di fucile, per repressione, contro 200 manifestanti antifascisti. I militanti erano disarmati, per lo più studenti ed insegnanti, ed erano in corteo per reclamare la liberazione dei prigionieri politici, tra i quali vi erano il latinista Tommaso Fiore, i filosofi Guido Calogero e Guido De Ruggiero, il giudice Michele Cifarelli, che ruotavano intorno alla casa editrice Laterza del capoluogo pugliese, vicina alle idee dell'abruzzese Benedetto Croce. Morivano 20 persone (nella foto, particolare della lapide commemorativa con le identità delle vittime) e ne restavano ferite 38. La circolare emanata due giorni prima, il 26 luglio, dal capo di Stato maggiore del governo Badoglio, il generale Mario Roatta, permetteva l'utilizzo della forza e delle armi, da parte dell'esercito, contro ogni manifestazione pubblica. Il primo a premere il grilletto risultava il sergente Domenico Carbonara, del 4° battaglione San Marco, che era in licenza. Il tentativo di mediazione del professor Fabrizio Canfora, che, insieme a Luigi de Secly, Mimì Loizzi e Carlo Colella, aveva anche chiesto la rimozione di insegne fasciste, si rivelava inutile. Quella di Bari verrà considerata a pieno titolo come la prima forma di eccidio italiana dopo la caduta del regime mussoliniano del 25 luglio di quell'anno. La vicenda di sangue barese verrà raccontata nelle 168 pagine del volume "Bari 28 luglio 1943. Memoria di una strage", dell'Istituto pugliese per la storia dell'antifascismo e dell'Italia contemporanea, con prefazione del direttore Vito Antonio Leuzzi e curatela da parte di Giulio Esposito, edito da Edizioni dal sud, di Bari, nel 2003. Ruolo di primo piano era stato svolto da Tommaso Fiore –già collaboratore della pubblicazione Rivoluzione liberale di Piero Gobetti e del Quarto Stato di Carlo Rosselli– che in quella sparatoria perdeva il figlio, Graziano, di 18 anni. Il detenuto politico Fiore sarà tra i protagonisti del congresso del comitato di liberazione nazionale di Bari del 28-29 gennaio 1944 e poi avrà tra i suoi interlocutori di spicco Norberto Bobbio, Guido Dorso e Carlo Azeglio Ciampi. Nonostante la censura governativa di Badoglio riuscisse a tenere celata la notizia della mattanza barese, la galassia antifascista, sia nazionale che internazionale, ne verrà informata e partirà proprio da Bari la spinta verso la faticosa fase di costruzione della Repubblica.

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