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29 giugno

Oggi, ma nel 1936, a Roma, moriva, a 52 anni, di crisi cardiaca, Ettore Petrolini. Soffriva di problemi al cuore da tempo, tanto che da un anno era stato costretto ad abbandonare il palcoscenico, e aveva fatto della Signora Angina un personaggio-spalla dei suoi innumerevoli spettacoli di varietà. Sempre pronto allo sberleffo, anche in casi rischiosi, così come aveva fatto anche nei confronti di Benito Mussolini e del regime fascista, coniando l'espressione «Me ne fregio!», scimmiottando il motto dannunziano poi ripreso dal capo del fascismo, quando era stato insignito della medaglia che il Duce avesse voluto assegnarli per onorare i suoi meriti artistici. Prima di spegnersi aveva fulminato il sacerdote che gli si accostava per l'estrema unzione, munito di olio santo: «Adesso sì che sono fritto». Già da tempo, prima di abbandonare le esibizioni, si faceva compatire in palcoscenico con versetti autobiografici come: «Petrolini è quella cosa / che fa ridere la gente. / Se gli piglia un accidente / non fa rider più nessun». Poi, in punto di morte, alle parole incoraggianti del medico che sosteneva di trovarlo meglio del solito, aveva risposto con un «meno male, così moro guarito».

Spirava nel giorno di San Pietro e Paolo apostoli, data simbolica per i romani in quanto santi protettori della Capitale. Per i suoi tanti estimatori era ritenuto un dettaglio non minimo, a sottolineare la romanità dell'attore, benché avesse sempre sostenuto di non essere un mattatore del teatro romanesco, ma del teatro alla Petrolini che avrebbe portato avanti così anche se fosse nato altrove, salvo poi rimarcare che per fortuna fosse comunque nato nell'Urbe.

Considerato uno dei massimi esponenti di quelle forme di teatro minore, come la rivista, l'avanspettacolo e il varietà, influenzerà la scena comica del Novecento italiano. La salma, vestita col frac del suo noto personaggio Gastone, verrà tumulata nel cimitero del Verano, sempre a Roma. Ma, il 19 luglio 1943, nel primo bombardamento della Città eterna, un ordigno nazista colpirà la sua tomba (nella foto, come verrà ricostruita) che era una cappella rettangolare, spezzando il busto di marmo che vi era e danneggiando gravemente la bara.