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29 luglio

Oggi, ma nel 1983, a Palermo, nella via intitolata alla memoria del giornalista palermitano Giuseppe Pipitone Federico, in corrispondenza del civico 59, la Fiat 126 verde oliva targata PA 426847, caricata con 75 chilogrammi di tritolo, veniva fatta esplodere a distanza uccidendo Rocco Chinnici (nella foto, particolare, con anche la scena del delitto subito dopo l'agguato fatale), di Misilmeri, in quel di Palermo, classe 1925, ideatore nel 1980 del pool antimafia, ritenuto il rappresentante delle istituzioni che per primo abbia dato una svolta decisiva alla lotta contro la criminalità organizzata di stampo mafioso. Chinnici, alle 8, stava uscendo di casa per andare a lavoro a Palazzo di giustizia, nel capoluogo siciliano. Nell'esplosione, organizzata particolarmente dai cugini Ignazio e Nino Salvo, su mandato, per rappresaglia, della cupola di Cosa nostra facente capo soprattutto a Bernardo Provenzano e Totò Riina, venivano fatti fuori anche i due componenti della scorta del magistrato antimafia. Ovvero il maresciallo dei carabinieri Mario Trapassi e l'appuntato dell’Arma Salvatore Bartolotta. Tra le vittime vi era anche il portiere dello stabile Stefano Li Sacchi. Nel luogo dell'attentato rimanevano ferite 17 persone incluso l’autista di Chinnici, Giovanni Paparcuri. Tecnicamente a premere il tasto del telecomando, che via radio innescava la carica, era Antonio Madonia, che era nascosto dentro un furgone posteggiato nei dintorni. Per il suo estremo sacrificio Chinnici, l’1 agosto 1983, verrà insignito della medaglia d'oro al valor civile alla memoria.

Dopo un iter processuale alquanto articolato, che durerà 20 anni e passerà attraverso 10 sentenze, a cominciare da quella di primo grado del 24 luglio 1984, il 25 giugno 2002, la corte d'assise d'appello di Caltanissetta condannerà all'ergastolo quali mandanti ed esecutori materiali: Riina, Provenzano, Stefano e Raffaele Ganci, Salvatore Buscemi, Antonino Geraci, Giuseppe Calò, Antonino e Francesco Madonia, Salvatore e Giuseppe Montalto e Vincenzo Galatolo. Il 21 novembre 2003 la sesta sezione penale della Corte di cassazione depositerà l’atto finale del lungo calvario giudiziario. La figlia di Rocco Chinnici, Caterina, palermitana del 1954, anche lei in magistratura, dal 1979, prima di diventare europarlamentare del Partito democratico, nelle elezioni del 2014, racconterà la vicenda umana e professionale del padre nel volume "È così lieve il tuo bacio sulla fronte. Storia di mio padre Rocco, giudice ucciso dalla mafia", che verrà pubblicato da Mondadori, di Milano, nel 2015.