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3 aprile

Oggi, ma nel 1900, a Roma, alla Camera dei deputati, nell’ambito della votazione, per alzata e seduta e senza discussione, sull’ordine del giorno inerente le modificazioni al regolamento dell’assemblea dei deputati si consumava quello che passerà alla storia parlamentare del Belpaese come “l’Aventino di Giuseppe Zanardelli”.

Quest’ultimo (nella foto, particolare, l’ex nemico del trasformismo di Agostino De Pretis, raffigurato proprio durante la reprimenda di quel fatidico giorno), di Brescia, classe 1826, anziano e prestigioso esponente della Sinistra liberale, in rappresentanza dell’opposizione, dopo la dichiarazione di dissenso, volta a sottolineare il sopruso della maggioranza, abbandonava fisicamente l’aula: per non legittimare, con la propria presenza, l’imminente violazione delle guarentigie statutarie. Quel semplice, ma significativo uscire di scena, marcava la linea di divisione tra due epoche politiche della storia del Belpaese. Ossia il culmine del governo presieduto da Luigi Pelloux, in carica dal 29 giugno 1898, che resisterà fino al 24 giugno di quel 1900. E l’abbrivio dell’esecutivo capeggiato proprio da Zanardelli con Giovanni Giolitti al dicastero dell’Interno, che si instaurerà dal 15 febbraio 1901 fino al 3 novembre 1903. Ponendo, in sostanza, la base per quella che sarà la lunga età giolittiana.

La partentesi con Giuseppe Saracco premier, dal 24 giugno 1900 al 15 febbraio 1901, sarà pressoché irrilevante. In estrema sintesi il 3 aprile 1900 la scelta di carattere zanardelliana segnava lo spartiacque tra la fine del liberalismo risorgimentale e l’inizio di quello democratico. Tutta la vicenda verrà rievocata nelle 190 pagine del volume, scritto da Isabella Rosoni, intitolato “3 aprile 1900. L’Aventino di Zanardelli”, che sarà pubblicato dalla casa editrice bolognese Il Mulino, nel 2009.