TODAY

3 giugno

Oggi, ma nel 1920, a Roma, col decreto numero 700 del 3 giugno 1920, veniva istituito, per la prima volta nella storia del Belpaese, il ministero del Lavoro. Avveniva come spacchettamento dal ministero dell’Industria, commercio e lavoro, la cui nascita era risalente al 22 giugno 1916, per concentrare le forze di un dicastero solo sul tema del lavoro. Alla guida del neonato ministero, estremamente importante per la sua funzione sociale nel periodo successivo al primo conflitto mondiale, veniva posto il senatore Mario Abbiate (nella foto, particolare), esponente del Partito radicale, avvocato, originario di Caresana di Vercelli, anche se nato a Genova, classe 1872.

Era in corso il secondo governo presieduto dal radicale Francesco Saverio Nitti, entrato in carica il 22 maggio precedente, dopo la conclusione del suo primo governo, iniziato il 23 giugno 1919 e caduto l’11 maggio 1920, per effetto del passaggio dei popolari all’opposizione. La creazione del ministero del Lavoro, che era stato uno dei punti salienti della politica nittiana, proprio per le enormi difficoltà lavorative del periodo, avveniva dopo un ventennio di proposte ripetutamente avanzate e poi puntualmente rimaste disattese per i più svariati motivi. L’opera di Abbiate come giuslavorista, con alle spalle l’importante esperienza accumulata nel Consiglio nazionale del lavoro a partire dal 1903, durerà poco, benché reputata significativa dagli esperti. Il perfezionamento dei suoi buoni propositi naufragheranno per il crollo del governo Nitti II.

Il ruolo di Abbiate alla guida del ministero del Lavoro verrà rimpiazzato da Arturo Labriola, elemento altisonante del Partito socialista riformista italiano, nel V governo guidato dal liberale Giovanni Giolitti, in carica dal 16 giugno 1920 al 4 luglio 1921. Il ministero del Lavoro verrà poi soppresso per decisione di Benito Mussolini. Accadrà col regio decreto numero 1663 del 27 novembre 1929 e le sue attribuzioni verranno ripartite tra il ministero delle Corporazioni, nuova introduzione dell’amministrazione centrale in orbace, e quello dell’Agricoltura. Tornerà in vita nel 1945, col decreto luogotenenziale numero 377 del 21 giugno 1945, durante il governo presieduto da Ferruccio Parri, del Partito d’azione, come ministero del Lavoro e della previdenza sociale. In quel contesto il dicastero verrà affidato a Giovanni Gronchi, democristiano, futuro presidente della Repubblica dall’11 maggio 1955 allo stesso giorno del 1962.

Alla fine il ministero del Lavoro diverrà del Welfare, inglobando anche la competenza in materia di salute, per poi tornare ministero del Lavoro e delle Politiche sociali, dal 2001, nel corso del secondo governo guidato da Silvio Berlusconi, di Forza Italia, con la legge numero 217 del 3 agosto 2001. Quindi riprenderà ulteriormente la propria natura di ministero del Lavoro e delle politiche sociali: con la legge 172 del 13 novembre 2009.