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30 agosto

Oggi, ma nel 1970, a Pedaso, in provincia di Fermo, saltava in aria la sala da pranzo del ristorante Perotti e quella della locanda Al gallo, che era al piano di sopra dell'edificio, per una fuga di gas (nella foto, dalla prima pagina del Resto del Carlino del giorno successivo, le macerie di quello che era il ristorante Perotti con i soccorritori intenti a scavare per cercare altri cadaveri nella voragine aperta dal crollo). Entrambe le attività di ristorazione, da cento coperti al giorno, erano gestite da Ferruccio Perotti e dal figlio Filippo e si trovavano lungo la statale Adriatica.

Nel momento della deflagrazione non c'erano avventori perché erano le 11,30 di mattina. Questo contribuiva sensibilmente ad attutire la macabra contabilità che si fermava a 9 decessi. Il guasto fatale si verificava alla conduttura che dal seminterrato, dove erano posizionate le bombole, sia d'uso che di scorta, portava il combustibile alla cucina principale. Il rivenditore di propano della cittadina, Romano Ficiarà, di 57 anni, che era anche il tecnico dell'impianto, era sceso nel locale ribassato per verificare il motivo del malfunzionamento dei fornelli che sarebbero dovuti entrare in funzione a stretto giro per preparare il pranzo. Ma quando aveva acceso la luce si era verificato lo scoppio, dovuto alla saturazione dell'aria nella stanza. Si scoprirà che la perdita di gas fosse risalente a 24 ore prima. Nell'onda d'urto veniva ucciso non solo lui, ma anche il fratello, Aris Ficiarà, di 60 anni, il caduto più datato, che era nel negozio di ferramenta situato davanti al ristorante, dalla parte opposta della strada. La vittima più giovane della sciagura era il cameriere, di 17, Sandro Amurri, proveniente dal confinante comune di Altidona, sempre in quel di Fermo. Poi altri deceduti resi noti erano: Evasia Tommasini, di 40; Gino e Piero Sbattella, di 50 e 20; Mario Marsala, di 20, l'unico a non spirare sul colpo, ma nelle ore successive per i postumi delle ferite riportate; Quarto Boccatonda, di 38.

Si trattava di un accadimento di cronaca nera che impressionava enormemente l'opinione pubblica nazionale, non solo marchigiana, di fine estate '70. Ai funerali, officiati dall'arcivescovo di Fermo Norberto Perini, parteciperanno in 3.500e. Tutti dipendenti, a vario titolo, del ristorante e tutti originari di Pedaso. Il ristorante, storico ritrovo di Pedaso, riaprirà l'anno successivo in una nuova sede.