31 MAGGIO

30 Maggio 2023

Oggi, ma nel 1962, a Ramla, in Israele, veniva impiccato, nella prigione in cui era detenuto, dopo essere stato processato dall’11 aprile 1961, condannato a morte il 15 dicembre 1961, per genocidio e crimini contro l’umanità, il criminale di guerra nazista Adolf Eichmann (nella foto, particolare, nel cortile del penitenziario di Ramla).

Già Obersturmbannführer delle SS, originario di Solingen, di 56 anni, era sfuggito al processo di Norimberga, del 20 novembre 1945-1 ottobre 1946. Era stato catturato dal Mossad, ovvero dai servizi segreti israeliani, a Buenos Aires, il l’11 maggio 1960. Prima di arrivare in Argentina, colui il quale era stato ritenuto “verosimilmente” il principale responsabile della “questione ebraica” e relativa “soluzione finale”, aveva, nel 1946, trascorso un periodo da imboscato a Villa Minozzo, in provincia di Reggio Emilia, il cui abitato, il 13 aprile 1945, era stato dato alle fiamme dalle truppe germaniche in ritirata.

La presenza in quel luogo, noto, nel contesto del secondo conflitto mondiale, per la serrata difesa partigiana, verrà raccontata da Fabio Galluccio nel volume intitolato “Indagine su Eichmann. Il boia nazista nel dopoguerra, nascosto per anni in Italia. La storia, i luoghi, i complici”, che verrà pubblicato da Oltre edizioni, di Sestri Levante, in provincia di Genova, nel 2018. Nel borgo in cui era nato, il 28 aprile 1893, l’anarchico Enrico Zambonini- fucilato dai fascisti al poligono di tiro di Reggio nell’Emilia, il 30 gennaio 1944, insieme al prete partigiano Pasquino Borghi- “l’angelo sterminatore” aveva soggiornato per poco meno di un anno e nel 1996 Amedeo Ricucci era stato ad intervistare degli anziani del posto che ricordavano benissimo di aver avuto tra loro quello straniero poco ciarliero e dai  modi signorili che poi era stato costretto a sparire quando, a ridosso del paese, aveva ricevuto un violento calcio da parte di un mulo e, rimasto ferito, aveva nettamente rifiutato di essere condotto in ospedale.

Eichmann, con documento falso a nome “Riccardo Klement”, rilasciato dal comune di Termeno, in quel di Bolzano, su interessamento del vicario di Bressanone Alois Pompanin, era salpato dal porto di Genova, nel 1950.