5 ottobre

Oggi, ma nel 1924, a Milano, in piazza Andrea Doria, nella notte, Orlandina Cacchioni, di 20 anni, stiratrice nello stabilimento Benelli e suonatrice di chitarra in alcuni bar del quartiere Bovisa, originaria di Grottaglie, in quel di Taranto, uccideva, con una coltellata da cucina assestata a tradimento, dietro la nuca, tra la prima e la seconda vertebra, l’ex amante Matthias Guntner, detto “Mario”, di 22, commesso viaggiatore nella ditta di ingrandimenti fotografici Gspandl, austriaco di Aibel. Quest'ultimo, stando al parere di lei, avrebbe cercato di violentarla, come, sempre secondo la sua versione dei fatti, sarebbe già accaduto in precedenza. Ma soprattutto il giovane sarebbe stato reo di averla abbandonata.
Per precauzione era andata all’incontro armata. La sera di quel 5 ottobre 1924 i due s’erano dati appuntamento per dei chiarimenti ed erano finiti nel terrapieno a ridosso dell’area destinata alla realizzazione della stazione ferroviaria centrale, quella nuova rispetto alla struttura del 1864, che sarà inaugurata l’1 luglio 1931. Lui le aveva spiegato di non essersi più fatto trovare perché era stato espulso dal Belpaese, ad inizio maggio. Era accaduto, su segnalazione del commissariato di Pubblica sicurezza di Voghera, dopo l’alterco avuto con un agente della cittadina in provincia di Pavia. Il passaporto risultava essere stato vistato dalle autorità l’11 luglio precedente.
Al processo, all’assise del capoluogo lombardo, il 10 luglio 1925, la ragazza verrà assolta per legittima difesa (nella foto, particolare, la notizia riportata sull’edizione dell’11 luglio 1925 del quotidiano torinese “La Stampa”). Tale sentenza desterà non poco scalpore. Il killer in gonnella racconterà ai giudici d’aver iniziato la frequentazione a febbraio e che sarebbe stata disposta anche a seguire l’amato all’estero. Ma aveva posto come condizione l’essere prima presa in moglie. Lui, tuttavia, aveva contemporaneamente altre frequentazioni amorose. E il 21 settembre s’era anche fidanzato ufficialmente, con una signorina di buona famiglia, con nozze previste per Pasqua 1925.
La sera fatale, dopo il fendente, lei aveva gettato l’arma tra i rovi ed era fuggita a casa, una baracca di legno al civico 2 di via Giuseppe Candiani, non sapendo d'aver ammazzato l'austriaco. Il 3 marzo 1931, di sera, in piazza Sant’Ambrogio, Orlandina cercherà di sparare un colpo di rivoltella al nuovo “moroso”, Aldo Sartorio, impiegato di 24 anni, colpevole -ancora una volta prendendo per buone le parole di lei- d’essere fedifrago, di non volerla portare all’altare e addirittura d’essere in procinto di mettere su famiglia con un’altra donna. Ma la pistola s’incepperà. Per tale tentativo, il 30 luglio 1937 lei verrà condannata a 9 mesi di reclusione dalla Pretura urbana meneghina.