Nada Cella, la segretaria uccisa a Chiavari il 6 maggio 1996

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6 maggio

Oggi, ma nel 1996, a Chiavari, in provincia di Genova, nello studio di via Marsala 14, al secondo piano, alle 9, veniva uccisa Nada Cella (nella foto), di 24 anni, da 5 impiegata come segretaria del commercialista Marco Soracco, di 34. La vittima morirà nel reparto di neurochirurgia dell'ospedale San Martino di Genova dove, dopo essere passata per il pronto soccorso di Lavagna, verrà trasportata per tentare ogni possibilità di salvarla con un'operazione chirurgica alla testa. La ragazza era stata spinta violentemente contro un tavolo e aveva ricevuto colpi, che verranno riscontrati in 15, presumibilmente inferti con un tubo o con un bastone avente all’estremità una piccola protuberanza, le avevano provocato ferite, in particolare una profonda al pube, e lo sfondamento del cranio. Se l’assassino in fuga aveva gettato l'arma nel bidone della spazzatura la ricerca sarà vana perché il camion della raccolta dei rifiuti passerà pochi minuti dopo il fatto di sangue.

Tra le ipotesi investigative verrà presa in considerazione anche la pista di un ipotetico amante o spasimante respinto. L’ultima persona ad aver visto Nada viva era stata Luciana Signorini, di 36 anni, affetta da gravi problemi psichici ed abitante nello stesso palazzo di via Marsala 14. Scavando nella vita di Nada non verrà trovata nessuna zona d'ombra. Il 17 maggio Soracco, cattolico praticante e scapolo, che abitava nello stesso palazzo dello studio, ma al terzo piano, con la madre Marisa Bacchioni e la zia Fausta che è dirimpettaia, verrà iscritto nel registro degli indagati, ma un suo possibile coinvolgimento verrà escluso il 18 luglio 1997 e la posizione archiviata.

Nada viveva a Chiavari con la madre Silvana Smaniotto, bidella per l'amministrazione municipale. Il padre Bruno, falegname, risiedeva ad Alpepiana, frazione di Rezzoaglio, a 940 metri sul livello del mare, sempre in quel di Genova, per comodità lavorativa. La sorella maggiore, Daniela, viveva col marito a Milano. L’arma del delitto comunque non verrà trovata, né tra l'immondizia né altrove. Nessuno aveva visto entrare né uscire una persona, con buona probabilità imbrattata di sangue, data la grande perdita dalle ferite, in un orario in cui il condominio e la strada, in posizione centrale, brulicavano di persone. Nessuno aveva sentito gridare. Non verranno riscontrate ferite da difesa né segni di scasso. Questi elementi faranno presupporre forze dell'ordine e magistratura che la malcapitata conoscesse il killer e non si attendesse alcuna aggressione.

L'omicidio, che avrà notevole risonanza mediatica nazionale, rimarrà senza un colpevole assicurato alla giustizia perché il caso verrà archiviato nel 1998. Il 27 luglio 1999 Bruno Cella, il già menzionato padre di Nada, morirà di crepacuore di ritorno dal cimitero dove  era stato a far visita alla tomba della figlia. Il 13 agosto 1987 Chiavari era stata scossa da un altro delitto, ugualmente rimasto impunito. Ad essere ammazzata era stata Gabriella Bisi, architetto milanese di 35 anni, il cui corpo era stato trovato sulla collina della Grazie dopo essere stata strangolata con le sue mutandine. Tutta la vicenda irrisolta di Nada Cella verrà ricostruita dalla psicologa forense e criminologa Roberta Bruzzone con Margherita Di Biagio, Emiliano Boschetti, Laura Genovesi e Roberta Gentileschi, nel libro A pista fredda, che verrà pubblicato da Imprimatur, di Reggio Emilia, nel 2018.