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7 APRILE

Oggi, ma nel 1926, a Roma, in piazza del Campidoglio, Violet Albina Gibson, nobildonna inglese di origine irlandese, sparava al presidente del Consiglio dei ministri Benito Mussolini che usciva dal settimo congresso internazionale di chirurgia, dove aveva tenuto il discorso inaugurale.

Il Duce, impegnato nel saluto romano agli studenti che intonavano in suo onore la canzone “Giovinezza” aveva salva la vita per una manciata di millimetri e il proiettile lo feriva di striscio al naso. L’attentatrice, figlia di Edward Gibson, defunto primo barone di Ashbourne, Lord cancelliere d’Irlanda dal 1895 al 1905, non riusciva a centrare il figlio del fabbro di Predappio perché la rivoltella s’inceppava.

La donna verrà salvata dal tentativo di linciaggio da parte della folla inferocita, arrestata, prosciolta in istruttoria nel procedimento giudiziario davanti al Tribunale speciale per la difesa dello Stato, perché ritenuta instabile di mente. Quindi verrà rilasciata e fatta rimpatriare perché Mussolini non voleva inasprire i rapporti con l’Inghilterra, anche a causa dell’influenza della famiglia di provenienza della Gibson. Il 14 maggio 1927 verrà rinchiusa nella clinica psichiatrica St Andrew’s di Northampton, dove rimarrà fino alla morte, che avverrà il 2 maggio 1956.

L’azione della Gibson, che aveva avuto un esaurimento nervoso nel 1922 e aveva tentato il suicidio nel 1925, darà vita a varie teorie sul retroscena del gesto.

Dalla cospirazione internazionale, capeggiata dal principe romano Giovanni Antonio Colonna di Cesarò, già deputato con i demosociali ed ex ministro delle Poste del regno d’Italia, dal 1922 al 1924, al complotto magico ordito dalla Società teosofica e guidato dall’esoterista britannico Alesteir Crowley, emblematico personaggio con la passione dell’alpinismo espulso dal territorio del Belpaese per le sue molteplici e non limpide macchinazioni. L’agguato della Gibson e la teatralità di Mussolini in partenza per la Libia, eternato col vistoso cerotto sul naso (nella foto, particolare, accanto alle foto segnaletiche della Gibson contenute nel fascicolo processuale) regaleranno consensi all’Uomo della provvidenza e consentiranno più facilmente alla dittatura di consolidarsi.

Poi, salvo che nei saggi storici specialistici, la figura della Gibson, anticonformista ribelle, fervente cattolica, caratterizzata dalla dichiarata pazzia, finirà nel dimenticatoio.

Nel 2021 l’amministrazione municipale di Dublino, città dove la Gibson era nata nel 1876, deciderà di rendere omaggio alla signora che si era armata contro il simbolo dello strapotere fascista. Il regista, scrittore e consigliere comunale indipendente Mannix Flynn sarà il primo proponente in Consiglio comunale della mozione per l’apposizione della targa commemorativa, al numero 12 di Merrion Square, l’abitazione dublinese della famiglia Gibson. Il documento verrà approvato, all’unanimità, il 25 marzo 2021 e cercherà di riabilitare la memoria della sparatrice quale ferrea antifascista.

Alla vicenda, nel 2020, verrà dedicato il film “Violet Gibson, the irish woman who shot Mussolini” di Barrie Dowdall e Kevin de la Isla O’Neill, ispirato dal volume scritto da Frances Stonor Saunders, intitolato “The woman who shot Mussolini”, pubblicato dalla Faber and Faber, a Londra, nel 2010.