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7 dicembre

Oggi, ma nel 1951, a Milano, si teneva per la prima volta la “prima” della Scala nella data di ricorrenza di Sant’Ambrogio, patrono della città. Fino all’anno precedente la prima rappresentazione operistica, quella che inaugurava la stagione lirica nel capoluogo lombardo cadeva in altri giorni, variabili, tra i quali spesso vi era il 26 dicembre, Santo Stefano.

La trovata era stata di Victor de Sabata, che dal 1929 era direttore musicale dell’orchestra del teatro meneghino e dal 1949 anche direttore artistico ad interim dell’istituzione inaugurata il 3 agosto 1778. L’opera in programma per la serata del 7 dicembre 1951 era “I vespri siciliani”, di Giuseppe Verdi. Capolavoro, dedicato all’omonimo avvenimento storico, che aveva debuttato in assoluto all’Opéra di Parigi, il 13 giugno 1855, che per l’edizione ambrosiana contava sulla bravura di Maria Callas, alla sua prima inaugurazione milanese. Oltre alla “Divina” (nella foto, particolare, l’ingresso dell’artista con alla sua destra il manifesto che annunciava la manifestazione) gli altri interpreti previsti in cartellone erano: Mafalda Masina, Eugenio Conley, Luciano Della Pergola, Vittorio Pandano, Gino Del Signore, Enzo Mascherini, Giovanni Fabbri, Luigi Sgarro, Boris Christoff, Enrico Campi. La coreografia era di Aurelio Millos, la scenografia era stata affidata a Nicola Benois, la regia era compito di Herbert Graf. La prima in concomitanza del “Sant’Ambroeus” trasformerà l’evento, già atteso e blasonato, nella serata più mondana dell’anno nel calendario della capitale finanziaria del Belpaese.

Le Gallerie d’Italia di piazza Scala, che ospitano il museo di Intesa Sanpaolo, fino al 14 febbraio 2022, ospiteranno la mostra fotografica “Prima della prima. Il rito dell’inaugurazione della Scala nell’archivio Publifoto Intesa Sanpaolo”, organizzata con la curatela di Aldo Grasso, dal 1990 critico televisivo del quotidiano Corriere della Sera. Occasione, attraverso la selezione di 83 immagini, per ripercorrere la storia della cerimonia sociale rappresentata dall’apertura di quello considerato uno dei teatri più prestigiosi d’Europa. La Callas aveva ottenuto l’onore di esibirsi il 7 dicembre 1951 grazie all’influenza di Arturo Toscanini e della secondogenita del maestro, Wally. Percependo il compenso di 300mila lire e avendo la possibilità di appianare vecchi e mai sopiti attriti. Aveva debuttato alla Scala, il 12 febbraio 1950, interpretando il ruolo di Aida, fortuitamente, perché aveva dovuto sostituire Renata Tebaldi che era malata. Ma la prestazione della Callas non era stata evidenziata a dovere da parte della critica. Così lei aveva meditato di rifarsi proprio nel tempio della musica colta milanese che in precedenza le aveva sbattuto le porte in faccia. A cominciare dal soprintendente Antonio Ghiringhelli, nel ruolo dal 1948, che inizialmente aveva mostrato diffidenza verso la voce metallica del soprano e particolarmente nei confronti del suo legame professionale con il direttore d’orchestra Tullio Serafin, che non era affatto amato dai vertici della Scala.