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7 novembre

Oggi, ma nel 1942, a Milano, al velodromo intitolato alla memoria dell’ex pistard e poi politico Giuseppe Vigorelli, Fausto Coppi, della squadra ciclistica Legnano, con 45,798 chilometri, batteva il record mondiale dell’ora detenuto dal parigino Maurice Archambaud, del team Mercier, stabilito il 3 novembre 1937, sempre al Vigorelli, di 45,767. Nello stesso giorno 73 aerei Lancaster britannici avevano sganciato 135 tonnellate di bombe sul capoluogo lombardo. I primi ordigni sulla città ambrosiana erano venuti giù dal cielo il 24 ottobre precedente. La bicicletta utilizzata dal Campionissimo (nella foto, particolare, durante il suo cimento, nell’immagine dell’archivio Lauro Bordin), di marca Legnano, era stata preparata dal meccanico Ugo Bianchi coadiuvato da Faliero Masi.

Il telaio era d’acciaio, pesava 7 chili e mezzo, le ruote avevano gli innovativi cerchi in legno, i tubolari anche erano una novità, realizzati in seta, da 110 grammi l’anteriore e 120 il posteriore. La corona era da 52 denti, abbinata al pignone da 15, complessivamente un rapporto più duro del rivale transalpino, con sviluppo metrico di 7,38 per pedalata. Le pedivelle erano di 171 centimetri di lunghezza. La bici da pista, quindi senza freni, verrà conservata nel Museo del Ghisallo, a Magreglio, in provincia di Como.

Stabilito il primato Coppi voleva continuare a pedalare, per frantumare anche il record dei 50 chilometri, ma veniva stoppato dal patron della Legnano, nonché cronometrista, Biagio Cavanna. Il Vigorelli non era stato utilizzabile per gli allenamenti, a causa delle restrizioni dovute alla seconda guerra mondiale in corso, così la preparazione si era svolta, non senza enormi difficoltà, su strada, lungo i rettilinei tra Novi Ligure, Tortona e Serravalle. Coppi, inoltre, era reduce dall’infortunio che lo aveva fermato per due mesi. Ed era comunque militare, nel reggimento di fanteria di stanza a Tortona. A sconfiggere Archambaud era arrivato in bici, da Castellania, in quel di Alessandria, dove era nato nel 1919, macinando cento chilometri di riscaldamento. I detrattori sosterranno anche che quell’impegno agonistico, del 7 novembre 1942, fosse l’estremo tentativo di rinviare la partenza per il fronte africano. Dove comunque sarà costretto ad andare.

Chiuso il brillante risultato non c’era neanche il tempo per esultare: le sirene d’allarme anti aereo riprendevano a suonare e spingevano tutti i pochi presenti a rintanarsi nei rifugi. Il percorso per l’ufficializzazione del risultato di Coppi sarà tortuoso. Verranno avanzate rimostranze da parte dei francesi, che contesteranno la misurazione del circuito. La Federazione internazionale aprirà un’inchiesta e il dato di Coppi verrà omologato solo il 9 febbraio 1947, correggendo in meglio la distanza effettivamente percorsa. Verrà aggiustato ufficialmente, a ribasso, anche il chilometraggio attribuito ad Archambaud. Il record di Coppi, assestato in 115 giri di pista, resisterà fino al 29 giugno 1956, quando verrà spazzato dal francese Jacques Anquetil, con 46,159, sempre sul parquet di legno d’acero del Vigorelli meneghino.