8 dicembre
Oggi, ma nel 1801, a Venezia, si suicidava, piantandosi il coltello d’ordinanza dritto nel cuore, verosimilmente per aver perso al gioco, a Bologna, dove era di stanza quale primo tenente d’artiglieria dell’esercito, una somma destinata a restare imprecisata di soldi che erano stati sottratti su sua esplicita richiesta da un suo sottoposto dalla cassa di guerra, Gian Dionisio Foscolo, detto Giovanni, di 20 anni, fratello minore del poeta e patriota Ugo. Quest’ultimo (nella foto, particolare, nel ritratto in puro stile neoclassico del meneghino Andrea Appiani, terminato nel 1802 -ovvero nel periodo della prima edizione ambrosiana de “Le ultime lettere di Jacopo Ortis”- olio su tela, di 88 x 72 centimetri, custodito nella Pinacoteca di Brera a Milano), era nato a Zante, in Grecia, proprio come Giovanni, e di anni ne aveva 23.
Eternerà la dipartita terrena del germano con il componimento “In morte del fratello Giovanni”, del 1803. Il sonetto, pubblicato nella terza edizione della raccolta intitolata “Poesie”, stampata da Agnello Nobile nel futuro capoluogo lombardo, verrà composto dopo aver condiviso il sommo sgomento per la perdita del caro affetto con l’amico e mentore Vincenzo Monti. I versi, che come stile riprenderanno quello del carme 104 di Catullo, diverranno un classico della letteratura tricolore. L’incipit, nei versetti che andranno dall’uno al quarto, diverranno un grande classico da analizzare e mandare a memoria tra i banchi di scuola per generazioni.
Saranno: «Un dì, s’io non andrò sempre fuggendo/ Di gente in gente; mi vedrai seduto/ Su la tua pietra, o fratel mio, gemendo/ Il fior de’ tuoi gentili anni caduto […]». La vicenda del trapasso di Giovanni Foscolo –repubblicano quanto ad ideali politici, con una discreta attività da pubblicista alle spalle nel foglio bolognese “Genio democratico”, che era uscito dalla scuola militare di Modena nel 1798 col grado di sottotenente ed aveva operato anche in Francia: a Nizza, a Digione e a Parigi- era e rimarrà controversa. Ufficialmente l’atto di decesso riportava come causa quella della affezione da febbre nervina perniciosa. Ma, secondo gli studiosi foscoliani le modalità di sepoltura saranno tipiche di quelle riservate, al tempo, a coloro che si fossero tolti la vita di propria volontà.