9 Gennaio

Oggi, ma nel 1904, a Seoul, in Corea del sud, arrivava la delegazione composta da 20 marinai italiani armati, al comando del tenente di vascello della regia Marina militare Francesco Bertonelli. Provenivano dalla flotta italiana per l'estremo oriente, che era di stanza a Nagasaki, in Giappone. Erano sbarcati sull'isola di Chemulpo, porto principale della capitale coreana, dall’ariete torpediniere Elba (nella foto). La nave era comandata dal capitano di fregata Raffaele Borea Ricci. I marinai avevano il compito di presidiare e difendere da un eventuale attacco la legazione d’Italia, a Seoul, che era retta dal tenente di vascello Carlo Rossetti con funzione pro tempore di secondo console generale. Rossetti aveva preso il posto di un altro ufficiale di Marina, il conte Ugo Francesetti di Malgrà, primo console generale d'Italia a Seoul, che era morto di tifo, proprio nella capitale coreana, il 12 ottobre 1902. Quel 9 gennaio 1904 la Corea era in stato di guerra, perché incombeva il conflitto russo-giapponese, che scoppierà l'8 febbraio successivo, per il controllo della Manciuria e della Corea. L'Italia era stata la prima nazione occidentale ad avere rapporti di rilievo con la Corea dopo la vicenda della spedizione dei marinai inviati per reprimere la rivolta dei Boxer, scoppiata in Cina, tra il 2 novembre 1899 e il 7 settembre 1901, per arginare l'influenza straniera colonialista. Il regio incrociatore Vettor Pisani, con a bordo due compagnie da sbarco, aveva raggiunto la Cina il 20 agosto 1900, insieme agli arieti torpedinieri Elba, già menzionato, ed Ettore Fieramosca, e l'1 settembre successivo i militari erano arrivati a Pechino a difendere la legazione italiana assediata dai rivoltosi. Dopo l'8 gennaio 1904 la nave Elba rimarrà all'ancora, a Chemulpo, come postazione di osservazione internazionale, insieme alle navi Talbot, inglese; Pascal, francese; Vicksburg, statunitense. L'Elba avrà quel ruolo anche durante la fatidica battaglia della baia di Chemulpo, del 9 febbraio 1904. In quella occasione si fronteggeranno le forze navali capeggiate dall'ammiraglio Uryu Sotokichi, nipponico, e dal parigrado Vsevolod Rudnev, sovietico. L'esito sarà la vittoria giapponese. Nel corso del 1904 la flottiglia tricolore di Nagasaki si spingerà ancora a Chemulpo dove, l'8 settembre, moriranno tre fuochisti del regio incrociatore Marco Polo: Fiore Summa, Angelo D'Ippoliti, Francesco Cuomo. Periranno per le ustioni riportate nell'incendio della santabarbara. Le tre vittime, che diverranno i caduti simbolo dell'impegno della Marina italiana per la causa sud coreana, erano già degenti nell'infermeria della Marco Polo perché si erano feriti durante il loro servizio alle caldaie.
@RIPRODUZIONE RISERVATA