Dopo l'isolamento, noi con la ricrescita "felice"

Tanto lo so io, come andrà a finire. Tra un mese usciremo dalle nostre case come fecero i primi discendenti dell’homo sapiens dalle caverne. Gli uomini con i capelli arruffati, il monociglio nero e folti ciuffi di peli che spuntano dal naso e dalle orecchie. E le donne, catapultate direttamente da un sit-in protofemminista, tutte con la ricrescita “felice”, con tutti gli optional: filo di peluria su labbro superiore, gambe irsute e ascelle di décor compresi.

Ma chi l’ha detto che quelli che forniscono parrucchieri ed estetiste non sono servizi di prima necessità? Chi? Come se l’autostima non fosse un bisogno primario dell’umanità!

Man mano che passano i giorni, noi signore con i capelli tinti ci guardiamo allo specchio e vediamo avanzare inesorabilmente quell’odiata riga di grigio indefinito. E man mano che avanza il grigio, a noi si abbassa l’umore. Ma un ottimale stato d’umore, si sa, è fondamentale per mantenersi in buona salute.

E poi, questo fatto di non uscire, questo “lavoro agile”, con il computer connesso a distanza e nessuno che ti vede... Bisogna stare attenti. Il tracollo inizia così, strisciante: si comincia con un “ma perché mettersi in ghingeri, tanto chi mi vede” e si finisce col restare in pigiama tutto il giorno, con i capelli in stile rococò e ai piedi le orribili crocs di plastica con cui non ti faresti vedere in giro nemmeno sotto tortura.

Poi, seconda fase, il declino totale: lo smalto sfaldato, la linea delle sopracciglia che diventa indefinito. Le labbra canotto (per chi ce l’ha) che si sgonfiano impercettibilmente ma costantemente come un salvagente bucato. E lui, quel compagno/marito/altro che gira per casa in tuta infeltrita? Lui non si fa più neanche la barba, che “così si riposa la pelle”: tanto da lontano non punge. Lavarsi ci si deve lavare, è scritto anche nel decreto, ma poi stop. Il resto è buona volontà.

Per fare la spesa, ci si può coprire fino agli occhi con la mascherina e a quel punto rivaluti pure tutta la faccenda del burka, che alla fin fine forse qualche vantaggio ce l’ha. Almeno fino a quando non ci si potrà di nuovo affidare a colui che è più importante di qualunque amante: il coiffeur.

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