La solitudine di Marta, con o senza coronavirus

Sono giorni difficili, questi. Ognuno li vive come può: chiuso in casa a macinare tg e speciali ansiogeni, o trascinandosi al lavoro con la paura sempre addosso come una coperta pesante. E poi c’è Marta. E per lei è un po’ peggio. Lei gira la città con una busta della spesa e una sciarpa grossa avvolta intorno al collo. Lì sotto si nasconde per non farsi vedere dai “cattivi”. Ieri, qualcuno le ha sputato addosso, “vai a casa, delinquente”. Ma lei una casa non ce l’ha. La sua casa, da tanto tempo, è questa strada grigia e fredda. E mentre tutti gli altri, quelli "normali", si sono chiusi in casa, lei è rimasta chiusa fuori, da sola.

Non ha capito tanto bene cos’è questa paura che ha preso tutti quanti, che ha svuotato così all’improvviso la città. Non ha la tv, Marta, e non può comprare nemmeno i giornali. Prima, se era un giorno fortunato, ne trovava qualcuno abbandonato per strada e prima di avvolgercisi bene bene per la notte, magari passava sulle pagine con il dito, a sottolineare, sillabando, qualche titolo. Quelli scritti più grande, però, perché da qualche anno non ci vede mica tanto bene. Adesso è tanto che non ne trova più, di giornali. Non c’è nessuno rimasto in giro a buttare carte per strada. Non sa se deve avere paura o no, Marta. A volte spera proprio di beccarlo questo strano coso che non ricorda neanche come si chiama. Magari, se si ammala, qualcuno la porterà in un posto caldo, le darà qualcosa di buono da mangiare senza dover fare la fila. Magari qualcuno sarà pure più gentile, va a sapere. La vita può essere strana, a volte. Quello che è una disgrazia per gli altri, magari per lei può essere la tregua in una guerra quotidiana.

Qualche giorno fa un carabiniere gentile le ha regalato una mascherina e tenendosi lontano le ha spiegato come fare a metterla. Lei la conserva come una cosa preziosa, come una reliquia. Era così tanto tempo che non vedeva una cosa così bianca, così pulita. È la prova dell’esistenza di un altro mondo, un mondo dove ci sono cose linde e ben piegate. Il carabiniere le ha spiegato che non può andare più in giro per la città, che deve trovare un ricovero e starci per un mese. Un ricovero, dice. E poi dice che non deve stare vicino agli altri. Marta si è messa a ridere, con quel suo sorriso un po’ sdentato: mica ho amici, io. A chi devo stare vicino? Quelli che mi scansavano prima, ora cambiano perfino marciapiede. E al carabiniere dice, sai che cambia? Che prima qualcuno mi dava qualche spicciolo, o una mela ammaccata.

Ecco cos'è per Marta ora la solitudine. Per il resto non cambia niente.
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