Mal di denti? La Croazia non è così vicina...

«Mio marito ha perso il lavoro per la seconda volta in un anno, i nostri risparmi sono ridotti all'osso e a rimetterci sono stati i miei denti. Ho tralasciato le cure odontoiatriche e ne ho persi un paio. Cosa faccio? Rinuncio a rimetterli o provo all'estero?».

 

Quella di Mariapia è l'ennesima mail di questo tenore che ricevo, e vorrei provare a dare una risposta il più possibile esaustiva. Premettendo che non conosco il livello delle prestazione odontoiatriche nei paesi in cui sempre più spesso ci si rivolge (come Slovenia e Croazia), posso però dire di conoscere diverse persone che si sono sottoposte a cure fuori dall'Italia (soprattutto implantologia) e sono soddisfatte del risultato. Ma c'è anche chi si è trovato male, spesso a causa della distanza che separa il dentista dal paziente, una volta rientrato a casa. Voi mi direte che un cattivo medico si può incontrare anche a Pescara o all'Aquila, a Milano o a Canicattì. E avete ragione. Ma allora cosa bisogna valutare prima di partire alla ricerca di “nuovi denti” in un nuovo Stato?

 

Il punto di forza è sicuramente il risparmio, anche se spesso non si considerano con la dovuta accortezza le spese legate ai viaggi e al soggiorno nella località scelta. Perché quando ci si reca all'estero per interventi di implantologia, bisogna tenere bene a mente che non basterà andare una sola volta: il successo delle cure è infatti legato al rispetto dei tempi clinici e alle visite di controllo. C'è poi il capitolo “materiali”. La necessità di curare i pazienti in tempi brevi e di contenere i costi può causare altri problemi, come il rigetto degli impianti e la perdita del lavoro protesico. Non accade sempre, ma può succedere, e in quei casi i pazienti avranno difficoltà a rivalersi sul dentista straniero, dovendo attivare una causa per ottenere il risarcimento nel paese dove si sono recati per le cure.

 

Un'altra cosa a cui prestare attenzione è il fatto che spesso i dentisti italiani a cui ci si rivolge per risolvere eventuali danni arrecati dai colleghi esteri, si tirano indietro per non rischiare di incorrere in responsabilità legali. Infine c'è un problema oggettivo, quello della comprensione. Per il paziente italiano (mediamente poco avvezzo alle lingue straniere) è difficile capire il tipo di cura che il dentista estero gli propone, e anche se il medico in questione sia un vero dentista abilitato (accade anche da noi di venire curati da sedicenti medici senza titolo).

 

Ma allora che fare se non si hanno più soldi per pagare le parcelle salate dei dentisti di casa nostra? «La gente si cura fuori perché la disponibilità economica non gli permette di fare altro», spiega Pasquale De Magistris, dentista pescarese, «non scelgono di andare via, devono farlo per forza. Ma bisogna tenere presente che in Italia, il costo del lavoro e la pressione fiscale sono maggiori rispetto all'estero». I professionisti abruzzesi però non si arrendono a questa realtà e cercano di essere più competitivi, puntando a migliorare il rapporto qualità-prezzo. «Stiamo abbassando i prezzi con uno sforzo condiviso tra noi, le ditte produttrici dei materiali e i distributori», aggiunge De Magistris, «una parte della categoria ha reagito, ma siamo all'ultimo buco della cinta, altre riduzioni non le potremmo fare». E così, invece di essere un paese che esporta metodiche e tecnologie, finiamo per esportare i pazienti.

 

Twitter: @Melissa_Di_Sano