Natale e la malvagità di facebook

Questa mattina per caso, su facebook, ho trovato ancora la pagina di Maria Paola Parisse. Un paio di sue foto, il gruppo degli amici e una scritta: aggiornamento oltre un anno fa. Quella pagina, dispersa fra le centinaia di milioni che sono sulla rete, l'ho considerata quasi un regalo di Natale: allora la mia piccola è ancora tra noi anche se in maniera virtuale. Ma è durata un attimo. Nel giorno in cui un Bambino è venuto a redimere il mondo , la mia bambina non può più aggiornare il suo profilo facebook, non può contattare i suoi amici, scegliere il film da vedere oggi pomeriggio, assaggiare un pezzetto di torrone o di panettone, dire buon Natale al papà e alla mamma, guardare oltre per sognare e progettare la sua vita. E allora scopro che anche facebook ha una sua malvagità. Nella pretesa, virtuale e inconsapevole, di far vivere chi non c'è più, finisce per spalancare la porta del dolore a chi, come me, colpevolmente e casualmente è uscito vivo dalle macerie del sei aprile del 2009. E il giorno di Natale finisce in un buco nero.