A processo per le botte a moglie e figlio

Trentenne accusato di maltrattamenti e vessazioni. La donna picchiata perché non voleva avere rapporti intimi con lui

LANCIANO. Violenza sessuale, maltrattamenti e percosse verso la moglie. Come se non bastasse ha sottoposto la donna a continue vessazioni fisiche e psichiche. Poi ha picchiato anche il figlio, un bambino di 6 anni. Un marito di 30 anni - del quale non pubblichiamo il nome per tutelare il figlio - è finito a processo con accuse gravissime, che vanno dalla violenza sessuale alla tentata violenza sessuale, passando per i maltrattamenti e le lesioni verso la congiunta e i maltrattamenti verso il figlio minore. I tre abitano in un paese dell’entroterra frentano. A fissare il processo di fronte al collegio al 17 settembre 2014, è stato ieri il giudice per le udienze preliminari del tribunale di Lanciano, Marina Valente. Per l’accusa, sostenuta in aula dal sostituto procuratore Ruggiero Dicuonzo, l’uomo ha sottoposto la moglie a “continue vessazioni fisiche e psichiche, l’avrebbe percossa con frequenza anche in presenza del figlio minore”. E anche nei confronti del bambino c’è l’accusa di maltrattamenti a causa delle tante botte date negli anni anche in preda ai fumi dell’alcool. Già, perché purtroppo i maltrattamenti, le sofferenze e le angherie sarebbero durate dal 2009 all’ottobre 2012 quando la donna ha preso coraggio e ha denunciato ai carabinieri quanto le accadeva. I militari dell’Arma hanno avviato le indagini che hanno confermato le accuse.

L’uomo, di fronte al collegio, deve rispondere oltre che di maltrattamenti e percosse anche di violenza e tentata violenza sessuale. “Perché”, sostiene sempre l’accusa, “con più azioni consecutive tentava in due occasioni - aprile 2012 e 14 agosto 2012 - di avere rapporti intimi con la moglie, contro la sua volontà, percuotendola, e riuscì nell’intento nel giugno 2012 quando la afferrò per le gambe e i capelli, le tappò la bocca, le bloccò i polsi, le strappò i vestiti e abusò di lei”.

Quell’aggressione, insieme a tante percosse ricevute in tre anni, è causa anche dell’accusa di lesioni aggravate. Nello specifico nell’aggressione dell’agosto 2012, quando trascinò la moglie sul pavimento per gambe e capelli, le provocò lesioni personali consistite in “ematoma in regione sovrammamaria sinistra, in regione retronucale e retro auricolare sinistra ed escoriazioni al dito”.

Quello finito ieri davanti al giudice è l’ennesimo caso di maltrattamenti in famiglia. I dati della Procura nel 2013 indicavano un aumento considerevole di violenze sessuali e stalking. E questo non perché siano cresciuti i reati, come ha fatto notare dal sostituto procuratore Rosaria Vecchi, ma perché sono aumentate le denunce grazie alle donne che prendono coraggio.

Teresa Di Rocco

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