«Acqua, siamo come al Medioevo»

Ortona. Il comitato civico e la carenza idrica: manca la gestione della risorsa
ORTONA. «Il problema non è la gestione dell'acqua, ma la mancata gestione della stessa. I cittadini, specie in alcune zone, non sono avvisati né quando manca né quando c'è acqua nelle loro abitazioni: sembra surreale che non si possa fare una previsione e mettere al corrente gli abitanti di quel territorio, non dico con precisione svizzera, ma almeno grosso modo». Vittoria Camboni, vicepresidente dell’associazione “Acqua nostra”, torna sulla protesta dell’altro pomeriggio sull’emergenza causata dalla di crisi idrica che sta vivendo Ortona. Durante la manifestazione di venerdì sono state raccolte delle firme con il fine di chiedere la sospensione dei pagamenti, il risarcimento danni e la distribuzione equa del servizio, a partire da un informazione puntuale e corretta agli utenti.
Durante la protesta è stato ripetuto svariate volte che a causa di questa situazione si sta tornando ad usare metodi medievali: «non ci rassegniamo a tornare a vivere nelle corti medievali, perché questo vuol dire lasciare indietro i più deboli, e i più deboli non sono quelli che chiedono l'elemosina, ma quelli lasciati soli, se dobbiamo stringere i denti bisogna che almeno riusciamo a finalizzare questo sforzo. Altrimenti il problema è molto ma molto più grave del fastidio di sfollare per qualche giorno da un'abitazione senza acqua. Il problema è la crisi sociale e questo è un pericolo enorme», continua Camboni.
Un altro dei tanti altri problemi sorti durante la manifestazione è quello legato all’autoclave, denuncia la vicepresidente dell’associazione “Acqua nostra”: «l'acqua per le funzioni di primaria necessità ci deve stare, perché è un diritto fondamentale. L'autoclave è una comodità, un di più. L'autoclave tampona l'emergenza ma se è una situazione che si protrae non è più emergenza. Se in un territorio si impone l'autoclave per le funzioni di primaria necessità, allora il problema deve riguardare l'amministrazione pubblica».
Jacopo Palumbaro