Aggredito: la pista della vendetta

Dietro le bastonate al caposquadra Sevel la ritorsione per un cambio di turno. Prognosi di 30 giorni

CASTEL FRENTANO. È maturata nell’ambito lavorativo l’aggressione al caposquadra della Sevel, Domenico Ferrante, malmenato nel garage di casa nella tarda serata di giovedì. Nelle indagini i carabinieri non hanno escluso alcuna ipotesi, ma la pista più accreditata conduce alle mansioni svolte e all’incarico di responsabilità che il dipendente ha nello stabilimento Fiat di Atessa. Il cerchio potrebbe stringersi presto attorno al responsabile al pestaggio del dipendente della Sevel. Un’aggressione mirata, non a scopo di rapina poiché nulla è stato portato via dal garage, né lo sconosciuto ha intimato alla vittima di consegnargli soldi o le chiavi delle auto.

L’ambiente di lavoro, con le sue frustrazioni e i suoi rancori, è quasi certamente all’origine del gesto, anche se i colleghi descrivono Ferrante come un caposquadra alla mano e non autoritario. Si ipotizza un cambio di turno mal digerito, ma sulle indagini vige il più stretto riserbo. «Circolano tante voci, aspettiamo di avere certezze», commenta la famiglia che vive queste ore nell’attesa di una svolta.

Ferrante era rientrato a lavoro proprio giovedì, giorno dell’aggressione, dopo alcuni giorni di assenza per via della scomparsa della madre. Aveva attaccato a lavorare nel pomeriggio. Al termine del turno B, sotto casa, lo stava aspettando l’aggressore. Ha sfruttato l’oscurità della notte e il riparo offerto dai vicoli del centro storico per nascondersi nel buio e avvicinarsi al bersaglio da colpire quando era già dentro il garage, evitando di rimanere in strada. Appena la vittima ha aperto lo sportello della sua Lancia Delta l’aggressore, vestito di scuro e con un cappello in testa, lo ha colpito più volte al capo con un bastone probabilmente di legno. Le urla di Ferrante e il clacson che l’uomo è riuscito a suonare hanno allarmato e messo in fuga lo sconosciuto, che si è allontanato a piedi dal luogo dell’aggressione.

Testimoni avrebbero notato una persona vestita di scuro nella zona di corso Umberto I, che sarebbe compatibile con la descrizione dell’aggressore. Il pestaggio di Ferrante è stato senz’altro studiato nei particolari, non è frutto di improvvisazione. È come se l’autore avesse voluto dare una lezione alla vittima.

Al caposquadra Sevel sono arrivate numerose testimonianze di solidarietà. Resta ricoverato in ospedale, attorniato dall’affetto della sua famiglia.

Le ferite guariranno in 30 giorni, ma ci vorrà più tempo per dimenticare questa brutta esperienza.

Stefania Sorge

©RIPRODUZIONE RISERVATA