Arta e Wwf, battaglia di dati

Ma l’agenzia ammette: consigliato il divieto di vendita.

CHIETI. «L’Arta non è al momento in possesso di dati che giustifichino l’allarmismo diffusosi sull’incendio Seab». E invece il Wwf incalza e divulga integralmente la nota dell’Arta «che contiene dati preoccupanti sull’aria noti fin da lunedì sera informalmente e martedì in via formale» e risponde anche all’assessore regionale Mauro Febbo che ha sostenuto che l’Arta non ancora si era espressa sul contenuto dei fumi. Scoppia la battaglia tra l’associazione di ambientalisti, l’Arta, che in qualche modo frena sullo stato di allarme diffusosi tra la popolazione, e il mondo della politica. L’Agenzia regionale per la tutela dell’ambiente tuttavia non nega, dopo i primi rilievi sulle acque di spegnimento e l’invio delle altre informazioni acquisite alla università dell’Aquila, di aver avvertito i sindaci dei comuni potenzialmente interessati alla ricaduta per segnalare l’opportunità in via precauzionale di vietare l’utilizzo delle acque sotterranee e la raccolta di prodotti ortofrutticoli.

Ma il Wwf non ci sta comunque e con una nota a firma del consigliere nazionale Dante Caserta, nel ribadire la incapacità delle istituzioni abruzzesi di trattare materie complesse come quelle dell’inquinamento, sostiene che «in ogni caso è certo che decine di migliaia di cittadini hanno respirato composti chimici neurotossici, cancerogeni e tossici. Il benzene», continua il Wwf, «è classificato come accertato cancerogeno per l’uomo dalla Agency for research on cancer (Iarc)». «Tra l’altro la stessa Arta», osserva ancora Caserta, «sostiene che questi altri inquinanti trovati nell’acqua di spegnimento fossero presumibilmente presenti anche nella nube». Il Wwf nella conferenza stampa di martedì aveva comunicato come l’Arta non fosse in grado, per mancanza di strumentazione, di fare analisi approfondite, come, dopo l’incendio, non fosse scattato un piano di emergenza e come la zona, già nel mirino della magistratura non fosse oggetto di alcun controllo.

«Il sindaco Ricci prima dice alla stampa che non ci sono rischi per la salute pubblica e qualche giorno dopo emette un’ordinanza, in ritardo, nella quale dispone il divieto di vendita e consumo degli alimenti agricoli e zootecnici e l’utilizzo delle acque superficiali e sotterranee», è l’attacco al primo cittadino di Umberto Di Primio, consigliere comunale di opposizione che accusa il sindaco anche di aver fatto sgomberare i contadini di piazza Malta solo in tarda mattinata, quando secondo Di Primio, i vigili urbani fin dalle prime ore del mattino avrebbero dovuto avvisare agricoltori e cittadini, prima che venisse venduto anche un solo prodotto. «Non era e non è mia intenzione polemizzare con il Wwf Abruzzo», aggiunge l’assessore Febbo, «resto convinto della intempestività dell’ordinanza con cui il sindaco di Chieti ha vietato la vendita e il consumo di alimenti agricoli e zootecnici, e della superficialità e del dilettantismo con cui è stata gestita l’emergenza seguita all’incendio della Seab di Chieti».

Puntuale e dura la replica del sindaco che prima esorta Febbo e Di Primio a mettersi d’accordo tra loro eppoi stigmatizza l’inadeguatezza della macchina regionale e degli organismi da loro dipendenti che non si sono mossi nonostante fosse anche loro dovere intervenire. Ricci tocca quindi il tema dell’irreperibilità dei tecnici dell’Arta nel fine settimana nonostante a Chieti ci siano 17 impianti di smaltimento, «che certamente non ha autorizzato il sottoscritto» allora «mi viene da riconsegnare la fascia anche a me e non è detto che non lo faccia nel prossimo futuro visto che anche alcuni cittadini, aizzati dai soliti malinformati, ritengono che persino l’incendio alla Seab sia opera del sottoscritto...».