Atessa, la Sevel non la riassume e l’accusa: "Non sei madre"

Disabile e con due figli a carico non viene richiamata alla fine del contratto Fa causa all’azienda che in tribunale insinua dubbi sulla sua maternità

ATESSA.

Vuole denunciare la Sevel perché, in una causa di lavoro, l’azienda ha fatto illazioni sul fatto che fosse veramente madre di due figli e che li avesse partoriti oltre che averli a carico. È accaduto a M.D.G., di Chieti, che era stata assunta come categoria protetta (ha una percentuale di invalidità di oltre il 60%) tramite la mediazione di un Centro per l’impiego che ha sfruttato le norme per il cosiddetto “collocamento mirato” di persone con disabilità. La donna aveva un contratto a termine ma, mentre a quasi tutti i suoi colleghi è stato rinnovato, nel suo caso il rapporto di lavoro è stato considerato concluso nel novembre del 2013. Nel periodo di lavoro, proprio a causa del suo precario stato di salute e per il carico di lavoro subito sulla catena di montaggio, la donna aveva spesso dovuto assentarsi per far ricorso a cure mediche e in qualche caso anche al pronto soccorso.

«Le mansioni a lei affidate», spiega l’avvocato Renzo Latorre del foro di Chieti, «hanno creato un aggravamento delle sue condizioni di salute che lei ha fatto presente ai vari superiori, senza mai essere ascoltata. Solo nell’ultimo mese la signora ha potuto essere visitata dal medico aziendale che ha accertato che doveva essere adibita a mansioni diverse, così come lei aveva sempre richiesto». Di qui il mancato rinnovo del contratto e la causa di lavoro in tribunale. Ma sorpresa amara: nel corso del dibattimento la donna avrebbe assistito anche a insinuazioni sulla sua maternità. «L’azienda ha insinuato dubbi sul fatto che la mia assistita fosse madre», prosegue il legale, «prendendo spunto da un certificato medico ginecologico dove il medico specifica che “la signora presenta genitali esterni di nullipara”. La dicitura significa che l’interessata non ha mai partorito, ma non si è considerato che i due parti sono stati cesarei. Altre illazioni sono state fatte sulla circostanza che i due figli, di cui uno minorenne, avessero cognomi diversi senza tenere conto che sono nati da due differenti relazioni. Cosa c’entrano queste considerazioni con il diritto alla difesa dell’azienda?», chiede l’avvocato, «la mia assistita vuole fare denuncia anche su questo aspetto oltre a rimarcare il fatto che, quando è stata assunta, l’azienda conosceva perfettamente il suo stato di salute e dunque poteva prevedere mansioni diverse da quelle a lei affidate». (d.d.l.)

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