La monetina raffigurante la testa di Giove sequestrata dai carabinieri

Atessa, mette in vendita sul web monete romane: carabiniere lo scopre

Denunciato un 72enne per detenzione illecita di materiale archeologico. I reperti dichiarati autentici dalla Soprintendenza

ATESSA. Detenzione illecita di materiale archeologico: è la denuncia scattata nei confronti di un 72enne di Atessa, le cui iniziali sono A.M. Le indagini hanno preso il via quando un carabiniere della Compagnia di Atessa ha scoperto che l'uomo aveva pubblicato sulla piattaforma Marketplace la vendita di una moneta antica al prezzo di 85 euro.

I reperti storici sequestrati dai carabinieri

Dopo aver contattato il venditore, simulando un interessamento all’acquisto, il militare stabiliva un incontro per visualizzate la moneta antica. Durante l’incontro, dopo aver visualizzato l’oggetto in vendita e accertato che si trattava di una moneta antica probabilmente autentica, il carabiniere-finto acquirente si rendeva disponibile all’acquisto di altri oggetti simili che il venditore mostrava tranquillamente pensando che avrebbe concluso un buon affare.

Secondo una nota dei militari, il 72enne ha mostrato 9 monete antiche e una medaglietta di cui non aveva alcun titolo che ne attestasse la lecita provenienza. A quel punto il carabiniere si è qualificato e ha fatto intervenire i colleghi della Stazione di Atessa che era in attesa fuori dell’abitazione dell’uomo. "Tutti i repertisono stati sequestrati e fatti visualizzare ad un esperto della Soprintendenza Archeologica Belle Arti e Paesaggio di Chieti e Pescara che li ha classificati come originali e autentici, definendo alcuni pezzi storicamente interessanti e rari, con una datazione che va dal III secolo A.C al III secolo D.C, abbracciando varie epoche romane, dal periodo repubblicano a quello imperiale, dalla Magnagrecia passando per gli imperatori Augusto, Tiberio, Claudio, Nerone e Caligola". La medaglietta invece è di un’epoca più recente, risale al XVII/XVIII secolo d.c, probabilmente proveniente da un ossario di una chiesa. Il Tribunale di Lanciano deve ora stabilire la futura destinazione dei reperti che come riferito dall’esperto della Soprintendenza andrebbero ulteriormente studiati con l’analisi delle tracce ancora presenti, in particolare del terreno, utile per risalire al luogo di provenienza.