Attentato al tribunale di Chieti, in fiamme l'auto del bombarolo di Villanova

di Katia Giammaria
Nell’abitacolo due bombole di gas. Lo stesso materiale infiammabile con cui Di Santo, ricercato in tutta Italia, aveva allestito la bomba artigianale per la fallita vendetta contro i vicini di casa

CHIETI. Attentato al palazzo di giustizia, ieri sera, poco dopo le 21. Qualcuno ha sistemato una Peugeot 106 di colore bianco davanti al portone principale del tribunale, proprio sotto i portici, le ha dato fuoco ed è scappato.

Le fiamme si sono propagate in pochissimi secondi e hanno incendiato l’auto, il portone, tutta l’arcata dell’ingresso, sprigionando una notevole quantità di fumo che ha invaso diverse stanze del tribunale, fino ad arrivare all’appartamento del custode. Dentro l’auto c’erano due bombole del gas di media grandezza. Che per fortuna non sono esplose. La tragedia è stata sfiorata. Scongiurata comunque, grazie a un passante, ma sembra non sia stato il solo, che alla vista delle fiamme, ha chiamato i vigili del fuoco arrivati con una grossa autobotte sul posto.

«Stavo guardando Berlusconi a Servizio pubblico, ero concentrato sulla trasmissione quando ho sentito suonare il campanello», dice Vincenzo Michetti, il custode del tribunale, pallido e evidentemente molto spaventato, «e dal video citofono ho visto le fiamme».

Michetti, che era solo in casa, la moglie e la figlia con le quali abita all’ultimo piano del palazzo di giustizia, erano uscite, si è precipitato in piazza e ha chiamato la polizia. Non si sa ancora se il campanello sia stato suonato dal piromane prima della fuga oppure sia scattato da solo per un corto circuito provocato dal calore. Una squadra volante della vicina questura è arrivata per i rilievi. Il fuoco è stato domato rapidamente, gli pneumatici si sono comunque liquefatti. La vettura, della quale è stato identificato il proprietario, sembra sia Roberto Di Santo, l’uomo ricercato in tutta Italia per la strage fallita di Cepagatti, aveva la targa sovrapposta. Intanto mezza piazza San Giustino è stata transennata in attesa dell’arrivo degli uomini della polizia scientifica. Il custode ha quindi chiamato la dirigente e il presidente del tribunale Geremia Spiniello, che è arrivato intorno alle 22,30. Il magistrato era particolarmente preoccupato e anche piuttosto stizzito perché sembra che da mesi stia chiedendo al Comune un’area di rispetto con la sistemazione di telecamere adeguate e un servizio di vigilanza con guardie armate. Ma l’appello è rimasto lettera morta.

Sul posto è arrivato anche il sindaco Umberto Di Primio.

Intanto in piazza si è formato un capannello di curiosi. «Ho visto le fiamme e ho chiamato i vigili del fuoco», dice un signore che però giura di non aver notato nessuno scappare.

Le indagini sono coordinate dalla pm Marika Ponziani.

©RIPRODUZIONE RISERVATA