Auto bruciate, il caso in Regione

Il consigliere Romano: è strategia del terrore tipica della criminalità

MAFALDA. La strategia del terrore tipica della criminalità del Sud: potrebbe essere stata una spedizione punitiva l'incendio appiccato domenica notte nella rimessa attigua alla stazione di servizio Ip e al bar-tavola calda di contrada Pianette, sulla fondovalle Trigno. E' quanto temono il consigliere regionale Massimo Romano e l'intero consiglio comunale di Mafalda.

L'avvocato Massimo Romano chiede l'istituzione di una indagine parlamentare e l'intervento della Dia. Il sindaco di Mafalda, Egidio Riccioni, annuncia un consiglio comunale sulla sicurezza. Di "isola felice" non si parla più da tempo, ma mai prima d'ora da queste parti si era verificato un fatto così grave.  «L'incendio ha suscitato un grave allarme sociale: l'intero comprensorio è sotto shock.

E' indispensabile una indagine per scongiurare il rischio che si sia trattato di un atto intimidatorio di stampo mafioso se non di tentata strage», è la richiesta inviata dal consigliere regionale Romano al presidente della commissione parlamentare sul fenomeno mafioso, Giuseppe Pisanu, al presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, e per conoscenza al deputato Antonio Di Pietro, alla Dia, Direzione distrettuale antimafia di Campobasso, al prefetto di Campobasso, Stefano Scamacca, ai parlamentari molisani e al primo cittadino di Mafalda. 

E in una lunga e dettagliata denuncia, l'avvocato Romano spiega da dove nascono i suoi dubbi. «L'impianto incendiato è vicino all'area industriale che vive un grave disagio economico. La crisi minaccia di far chiudere molte attività. Nella stessa zona dovrebbe essere attivato un impianto di produzione energetica a biomasse autorizzato dalla Regione e bloccato dal Tar per numerosi ricorsi. Uno dei ricorrenti», rivela Romano, «è il gestore del bar vicino alla stazione Ip. La notte dell'incendio qualcuno è entrato prima a casa del barista poi nel suo bar danneggiandolo.

E' stata un'azione intimidatoria?», chiede il consigliere invitando ad avviare un'indagine parlamentare sull'accaduto.  Una richiesta che i cittadini si augurano venga accolta al più presto. Nel frattempo i carabinieri hanno compiuto nuove perizie nel capannone incenerito. Da una prima ricostruzione del fatto i piromani avrebbero preso di mira un gabbiotto pieno di pneumatici, olio e materiale infiammabile. In pochi secondi le fiamme hanno circondato tutte le vetture. Fortunatamente le auto erano a secco. Se solo uno dei serbatoi fosse stato pieno, la rimessa, la stazione di servizio e il bar sarebbero saltati in aria.  La Ip ha fatto riparare la pompa di benzina. Domani il distributore riapre.

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