Banca dei vigneti per salvare la produzione

4 Luglio 2010
ROCCA SAN GIOVANNI. Una banca dei vigneti per salvare la terra, le tradizioni e la viticoltura. E' il nuovo progetto della Cantina Frentana contro l'estirpazione dei vigneti che da qualche mese è la piaga del settore oltre ai costi di produzione e di vendita del tutto impazziti e l'invecchiamento della popolazione rurale.

La banca nasce proprio per salvare il salvabile. Da mesi i produttori e le cantine sociali fanno appello alle istituzioni per arginare la crisi. Una bella minaccia è rappresentata dagli incentivi della direttiva europea per disfarsi di vitigni ormai vecchi: da un lato è un modo per salvaguardare la qualità del vino, ma dall'altro c'è il rischio concreto dell'estinzione di terreni e viti ancora in grado di produrre. La Cantina Frentana, invece, vuole aumentare la sua superificie di vitigni e la percentuale di uve conferite.

La banca dei vigneti non è altro che la presa in carico di vitigni di pregio che altrimenti sarebbero destinati all'abbandono o all'estirpazione. «Senza passaggi di mano in mano e senza la prospettiva che la terra vada incolta», spiega il presidente della cantina Carlo Romanelli, «i vitigni saranno recuperati e resteranno sotto la gestione diretta della cantina. L'obiettivo è evitare che questi vigneti escano dal circuito dei soci conferenti e offrire, nel contempo, una prospettiva occupazionale ad alcuni giovani che desiderano restare in campagna, ma dispongono di poca terra».

Per il momento le terre "recuperate" sono intorno ai 15 ettari. L'iniziativa è stata studiata anche sentendo il parere dei patner commerciali della cantina, sia in Italia che all'estero, e la decisione comune è stata quella di avviare i vigneti della "banca" all'agricoltura biologica per progettare una nuova linea di vini.

«Non vogliamo lasciare nulla all'improvvisazione», continua Romanelli, «i nostri collaboratori agronomi daranno il loro contributo tecnico e scientifico: fare seriamente agricoltura biologica richiede più impegno e conoscenze rispetto all'agricoltura tradizionale. Ecco perchè chiediamo aiuto anche alle istituzioni locali, affinchè il nostro possa diventare un progetto pilota per tutta la regione». (d.d.l.)

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