Vasto

Bimbi del bosco, caos sulla scuola. Ma c’è il sì per completare i vaccini

10 Dicembre 2025

La tutrice: «Istruzione tema primario». Ma per il ministro Valditara è già tutto in regola

VASTO. La dichiarazione più significativa – e controversa – di giornata la fa la tutrice nominata dal tribunale per i minorenni, Maria Luisa Palladino, davanti alla casa famiglia di Vasto dove sono stati collocati i tre bimbi di Nathan Trevallion e Catherine Birmingham. «Attualmente la scuola è il nostro interesse primario. È la ragione per cui è stato prolungato il termine di allontanamento, anche se di poco, così da poterci permettere di ragionare con i genitori sull’obbligo scolastico previsto dal nostro ordinamento». Frasi che scardinano quello che, fino a un momento prima, era da considerarsi l’unico punto fermo tra le verità che la giustizia minorile deve ancora finire di ricostruire. Perché la nota che certificava la regolarità scolastica dei tre figli della “famiglia del bosco” di Palmoli era arrivata addirittura dal vertice più alto del sistema d’istruzione italiana, Giuseppe Valditara. Era stato infatti il ministero di viale Trastevere a comunicare di aver ottenuto la documentazione che dimostrava che, pur all’interno del particolare perimetro dell’unschooling, i genitori non avevano privato i propri figli del diritto allo studio. Valditara in persona lo ha confermato alla garante abruzzese per l’Infanzia Alessandra De Febis qualche giorno fa, quando i due si sono incontrati a Roma (leggi l’intervista in basso).

E così lo Stato smentisce lo Stato, aggiungendo ancora più confusione in una giornata già particolarmente caotica alla casa famiglia di Vasto. All’esterno della struttura, l’accanito circo mediatico composto da una trentina di giornalisti. All’interno, un incontro – di circa due ore – con tutti i protagonisti, vecchi e nuovi, della vicenda. Ci sono Nathan, Catherine, i tre bimbi e uno dei due legali che segue la famiglia, l’avvocato Danila Solinas (l’altro è Marco Femminella), la garante De Febis, la tutrice Palladino e la curatrice speciale Marika Bolognese. Questi i volti conosciuti. La novità è rappresentata dall’entrata in scena della vice console australiana in Italia Claudia Elizabeth Foster. Canberra aveva già dichiarato di star seguendo da vicino la situazione di quelli che, a eccezione di Nathan, sono tutti i suoi cittadini, ma l’arrivo della funzionaria sembra segnare un salto di qualità nel livello di attenzione rivolto alla famiglia. Almeno al momento, però, non sembra esserci alcuna intenzione di riportarli in Oceania. Lo dice all’uscita, dopo un colloquio durato quasi due ore, l’avvocato Solinas, che prova a sciogliere diversi nodi della vicenda. «Il console è venuto qui perché voleva accertarsi della condizione di suoi cittadini all’estero. Non è qui per far ottenere i passaporti ai piccoli. Non esiste alcun piano B. Al momento loro non stanno pensando di tornare in Australia». La priorità, insomma, è risolvere la questione qui, in Abruzzo, dove la famiglia si è trasferita e ha intenzione di vivere. Si tratta, quindi, di rispondere alle varie criticità sollevate dalla magistratura, a partire dal nodo scuola evidenziato ancora una volta dalla Palladino, ma in merito al quale, per Solinas, non esiste «alcun problema». Anche perché l’istruzione parentale «è prevista dalla legge italiana. Non ce la siamo inventati noi», sottolinea.

Ma il vero punto su cui la difesa vuole battere il chiodo è l’atteggiamento di Nathan e Catherine, che continuano a manifestare «la più totale volontà di collaborare» con le autorità. Nel provvedimento si puntava il dito contro le condizioni del casolare nel bosco di Palmoli dove viveva la famiglia – senza utenze e con bagno esterno a secco – e la coppia ha accettato di ristrutturarlo e di trasferirsi in un’altra abitazione dotata di tutti i comfort della modernità; si evidenziava il rischio di isolamento a cui sarebbero stati sottoposti i bimbi, e la coppia, pur provando a dimostrare il contrario, ha aperto a soluzioni che possano assicurare maggiori certezze a giudici e assistenti sociali. Ma, soprattutto, ha mostrato la propria disponibilità a far completare i cicli vaccinali ai piccoli, smontando quella che è, a tutti gli effetti, l’accusa più grave riportata nei loro confronti, e cioè aver messo a rischio il diritto alla salute dei figli. L’appuntamento col medico per l’inoculazione dei sieri è in programma per la prossima settimana, la stessa in cui la Corte d’appello si pronuncerà sul ricorso presentato dalla difesa. L’udienza del 16 dicembre si terrà in via telematica, dunque non in presenza. «Non ho bisogno di avere fiducia, perché non mi aspetto che il tribunale elargisca favori», aggiunge Solinas, «io mi aspetto che vengano applicate le norme, la legge, e che ciò sia fatto con grande equilibrio, in ragione dei numerosi, nuovi elementi che sono emersi in questo periodo». Il ricongiungimento, quindi, è vicino? «Spero, nei prossimi giorni, di poter dire di sì, proprio perché è stato fatto tutto il necessario per ovviare alle criticità che potevano essere mostrate. I figli non sono dei genitori, ma non sono nemmeno dello Stato», chiosa il legale. I passi in avanti sono stati fatti. E la speranza, per Catherine e Nathan, è che quei passi riportino tutta la famiglia a Palmoli.