Botte alle ex: altri due casi davanti al giudice

Marito 43enne patteggia due anni e il risarcimento di 10 mila euro; 48enne rinviato a giudizio

LANCIANO. Sono approdati in questi giorni in tribunale altri casi di maltrattamenti, violenze, percosse e ingiurie nei confronti delle donne.

Due in particolare i casi che si sono chiusi con una condanna e un rinvio a giudizio da parte del giudice Marina Valente che ha accolto le richieste della Procura, rappresentata dal magistrato Rosaria Vecchi. Due decisioni verso due mariti che per anni hanno usato violenza, picchiato, ingiuriato, minacciato le proprie mogli. Che dopo l’ennesima violenza hanno denunciato quanto subito.

Il primo caso si è chiuso con un patteggiamento. Il marito violento, un 43enne residente in una paese dell’entroterra frentano, ha maltrattato per un anno e mezzo, ingiuriato, percosso la moglie tirando in ballo anche la figlia minore. Non solo l’ha anche seguita con l’auto e in un’occasione ha anche cercato di urtare con la sua auto quella della moglie. Con l’ accusa di maltrattamenti in famiglia e violenza privata l’uomo ha patteggiato due anni di reclusione, pena sospesa, e risarcimento danni alla parte civile, rappresentata dall’avvocato Simona Auriemma, di 10mila euro. I maltrattamenti sarebbero avvenuti da marzo2012 a settembre 2013. Molte volte percosse e ingiurie, parolacce e minacce di portare via la figlia piccola, avvenivano sotto l’effetto dell’alcol. “La percuoteva ripetutamente”, ha sostenuto l’accusa, “e il 19 agosto 2013 tentava di cacciarla di casa stringendola alla gola. E il l8 maggio 2013 le strappava i capelli. Il 24 settembre 2013 poi, a bordo della sua auto seguiva la moglie e a gran velocità si affiancò all’auto della donna fino a sfiorare il mezzo”.

Un 48enne di Lanciano, invece, è stato rinviato a giudizio - il processo inizierà il 16 giugno 2015 - con l’accusa di maltrattamenti, lesioni e mancata assistenza famigliare verso la moglie. “Ha imposto alla coniuge, tra giugno 2013 e gennaio 2014, una serie sofferenze fisiche e morali”, sostiene l’accusa, “usava violenza fisica, afferrandola per i capelli e facendola urtare violentemente contro le pareti della casa. Le impediva di restare in casa. Le ha procurato lesioni, come una contusione del rachide dorso lombare ed escoriazioni a volto e collo. Le faceva mancare i mezzi di sussistenza”.

Teresa Di Rocco

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