Agostino Iacurci e Miriam Masciarelli

ABRUZZO

C'è Vite a difesa delle vigne, arte e vino si legano al castello di Semivicoli

L’artista Agostino Iacurci protagonista della terza edizione del Masciarelli Art Project

SEMIVICOLI. Da oggi a difesa delle vigne del castello di Semivicoli c'è Vite, una stele-totem in ferro verniciato nero e acciaio specchiante, dal profilo ibrido tra una pianta di vite e una figura antropomorfa che, svettando dal suolo, si innalza per un’altezza di oltre due metri e mezzo. E' l'opera che unisce l'arte al vino, simbolo quest'anno della terza edizione del Masciarelli Art Project, realizzata dall’artista Agostino Iacurci.

L'opera è stata presentata nel corso di un'elegante serata al Castello con ospiti e invitati della famiglia Masciarelli, titolare della cantina ambasciatrice nel mondo dell’eccellenza della cultura vitivinicola abruzzese.

“Dopo Job Smeets e Marcantonio, aggiungiamo un ulteriore tassello a questo eccezionale percorso", ha introdotto la serata Miriam Lee Masciarelli, "iniziato ormai tre anni fa e che, ogni anno, ci permette di raccontare in modo inedito il ricco patrimonio delle nostre terre sia attraverso degli interventi pensati per il castello di Semivicoli che attraverso un’etichetta speciale”.

L’artista, tra le figure di spicco nel panorama internazionale dell’arte contemporanea, celebre per il suo linguaggio essenziale, ha realizzato l’installazione site-specific Vite e un’etichetta per la limited edition del Villa Gemma Montepulciano d’Abruzzo Doc Riserva 2018 risaltata dalla contrapposizione di colori armonici come il rosso e il viola.

Vite è intervallata da quattro dischi orizzontali in acciaio che rimandano simbolicamente alle stagioni e che, riflettendo cielo e terra, conferiscono all’opera un carattere mutevole e un aspetto cangiante che accoglie il paesaggio e lo scorrere del tempo.

“Dopo la residenza ho cercato di far tesoro di tutti i racconti e dell'entusiasmo che mi hanno trasmesso Miriam Masciarelli e Marina Cvetic”, ha spiegato Agostino Iacurci, “da un lato mi ha colpito particolarmente la narrazione poetica del ciclo di vita della vite che, ogni anno, dopo un lungo letargo rinasce per produrre nuovi frutti; dall’altro, lo straordinario passaggio generazionale da Gianni Masciarelli a Miriam. Per questa ragione ho voluto ideare un’opera iconica che unisse l’aspetto umano e quello imprescindibile della pianta”.