Casa di riposo-Asl, decide il giudice

Decreto ingiuntivo per avere i quattro milioni dall'azienda sanitaria

CHIETI. Aspettando Godot. Si è fatta sempre più precaria la situazione finanziaria agli Istituti riuniti d'assistenza San Giovanni Battista. Ormai da un anno nelle casse della struttura mancano i pagamenti delle rette da parte dell'Asl per un totale di oltre 4 milioni di euro. L'azienda sanitaria, inoltre, si è opposta alla doppia richiesta di decreto ingiuntivo da parte dell'ente e ora bisognerà attendere la decisione del giudice prevista per il mese di aprile.

Nel frattempo i 104 dipendenti della casa di riposo di piazza Garibaldi rischiano di non percepire gli stipendi dei primi mesi del 2011. E così anche i fornitori e la ditta impegnata nei lavori di ammodernamento dell'edificio. «Lavori che apparentemente», come sottolineano dalla direzione, «sono il motivo del mancato pagamento da parte dell'Asl, anche se la verità potrebbe essere che l'azienda ha trattenuto i soldi per far quadrare i propri bilanci».

Inoltre, a rischiare, stavolta, sono anche gli oltre 180 assistiti, per i quali già dalle prossime settimane di gennaio potrebbero venire a mancare beni di prima necessità, sia alimentari che sanitari. Come pasta, pannoloni e medicinali. «Per tamponare i debiti accumulati nel 2010», spiega il vicepresidente del San Giovanni Battista, Nestore Tomeo, «abbiamo ottenuto un credito di circa 3 milioni di euro dalla Carichieti e abbiamo ricavato circa 500mila euro dalla vendita di alcuni immobili che in passato erano stati donati all'istituto».

Si tratta, dunque, di un collasso già precedentemente annunciato dalla Cisas e nei giorni scorsi ribadito dalla Confsal, pronti anche a un'agitazione sindacale. «Saremo comunque attenti all'evolversi della situazione», hanno annunciato alla Confsal in settimana con una nota, «non escludendo anche azioni clamorose a tutela dei diritti dei lavoratori. Vogliamo invitare questi signori a una riflessione, ricordando che anche loro invecchieranno e chissà se troveranno qualcuno disponibile ad accudirli».

Dall'Asl il mancato versamento è stato giustificato adducendo che alcuni impianti e alcuni cameroni della struttura non sono stati messi a norma e, quindi, non rientrano nei parametri stabiliti dalle norme dettate dalla Regione per accedere agli accreditamenti. «Tuttavia, l'Asl dimentica che i lavori, inseriti in un regolare piano quinquennale», continua Tomeo, «sono in fase avanzata e abbiamo trasferito già l'80% degli lungodegenti dai precedenti cameroni con dodici posti letto a stanze da due e da quattro persone, dotate di bagno personale e altri comfort. La struttura è quindi a norma e l'Asl, piuttosto, si dovrebbe preoccupare dei pazienti sistemati lungo i corridoi al policlinico».

Il piano dei lavori accennato dal vicepresidente fa parte di un cronoprogramma di cinque anni sancito dalla legge regionale numero 32 del 2007 che non prevede nessun mancato pagamento delle rette se sono in corso lavori per mettere in sicurezza la struttura. Cronoprogramma oggi in fase avanzata, ma che senza soldi non potrà essere terminato. Nessun accordo, dunque, all'orizzonte. Ma agli Istituti riuniti d'assistenza presieduti da Marco Ferri sono disposti a tutto pur di risolvere la situazione quanto prima. «Se sarà necessario informeremo anche la Procura della repubblica», tuona il vicepresidente del San Giovanni Battista, Tomeo. «Non possiamo chiudere perché siamo l'unica struttura di questo tipo rimasta in città, in vita da 249 anni, ma al tempo stesso l'Asl continua a mandarci nuovi pazienti».

Una ventina nell'ultimo periodo, ma ancora in vita ne sono rimasti solo cinque. «Assistiamo pazienti di 80-90 anni e molti disabili», riprende Tomeo. «Gente che muore e ha bisogno di assistenza. L'Asl deve prendersi le sue responsabilità. Senza soldi non possiamo più lavorare».

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