Chieti, barelle nei corridoi di Semeiotica medica

Il policlinico scoppia. Budassi: il malato rifiutato da 4 ospedali? Colpa dell'emergenza neve

CHIETI. Anziani svestiti e cambiati di indumenti in barelle lungo i corridoi a Semeiotica medica, clinicizzato di Colle dell'Ara. I pazienti privati della dignità erano sei ieri mattina, mentre esposti alla vista dei visitatori erano in quattro ancora ieri sera. La segnalazione arriva dal Nursing up e dal suo segreterio aziendale del sindacato degli infermieri Romano Torto.

E' l'ultimo esempio di come si rischia di vivere in spazi angusti una degenza al policlinico universitario, dove convergono pazienti dall'intera Valpescara e dal 2010 anche dall'intera provincia, da cui gli utenti della sanità emigrano dopo la chiusura di ospedali come Casoli e Gissi e il ridimensionamento di Ortona, Atessa e Guardiagrele. «Ma il caso dell'anziano di Guardiagrele con frattura approdato infine a Lanciano è stato nella norma dell'eccezione, mi si passi la frase, consistente nell'emergenza neve senza precedenti che abbiamo dovuto fronteggiare, con un incremento di traumatizzati causato da un gran numero di cadute sul ghiaccio e altri incidenti collegati al maltempo».

Così il direttore sanitario della Asl Chieti-Lanciano-Vasto, Amedeo Budassi, commenta l'odissea vissuta da una famiglia guardiese che nei giorni della neve ha girato per gli ospedali dell'Alto Chietino per riuscire a spuntare alla fine il ricovero del parente al reparto Otorino del Renzetti di Lanciano prima del trasferimento in Ortopedia dove è stato sottoposto a un riuscito intervento. Per Budassi l'episodio non va però confuso con gli effetti del riordino in corso all'interno della Asl dove da un mese è cominciato il corso del nuovo Atto aziendale.

«Il personale del pronto soccorso, a cominciare da quello del clinicizzato», spiega, «si è dimostrato più che all'altezza del difficile compito e abbiamo avuto anche modo di manifestare il nostro apprezzamento per la loro abnegazione. Piuttosto», prosegue il direttore sanitario, «ci troviamo agli inizi dell'attuazione di un progetto che modernizzerà la sanità abruzzese, in cui ci avrà infine un'assistenza in termini di servizi ambulatoriali diffusa sul territorio in cui i casi medici che arrivano all'ospedalizzazione sono presi in carico dalle grandi strutture supportate dagli ospedali con specializzazioni organiche per disciplina. Quello che ancora manca», osserva Budassi, «è una svolta culturale generale, compresi la politica e le amministrazioni, che induce la gente a rifiutare un nuovo modello che altrove, come in Emilia-Romagna, Veneto e Toscana si è già affermato. Abbiamo la scusante di un progetto che dall'alto ci è stato imposto, causa le ristrettezze finanziarie, di attuare in uno-due anni anziché in un decennio come avvenuto altrove, e difatti abbiamo subito portato in pareggio il bilancio. Il ritardo culturale che viviamo è spiegabile nell'esempio che più volte citiamo», aggiunge, «dell'autobus rosso a due piani in servizio a Londra. E' come se questo mezzo di trasporto, con autista inglese, fosse stato messo in servizio a Roma, dove i passeggeri non sono britannici e quindi non fanno la fila, col risultato che il bus non riesce a ripartire dalla fermata».

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