il caso

Chieti, la Soget le pignora lo stipendio di 350 euro

Sfrattata l’8 marzo insieme al figlioletto di 5 anni, Roberta Pavone chiede aiuto: non posso privarmi dei pochi soldi che ho

CHIETI. L’8 marzo lo sfratto da una casa umida e invivibile. Ora, per Roberta Pavone, 47 anni, è in arrivo un’altra mazzata dalla quale sarà difficile riprendersi. «La Soget mi ha pignorato lo stipendio» racconta disperata la donna, madre di un bimbo di 5 anni. E così da questo mese in poi la signora Roberta dovrà fare a meno di 57 euro in busta paga. «Una cifra che potrebbe sembrare esigua, ma per una persona che ne guadagna 350 è una enormità».

Una impresa eroica quella compiuta da questa mamma che ogni giorno si reca alla Scuola di polizia di Pescara per le pulizie. Impresa che con la decurtazione del mini stipendio diventerà impossibile. «Vorrei vedere gli amministratori del Comune di Chieti tirare avanti la famiglia con 293 euro al mese e nessuna prospettiva per il futuro» dice.

La signora ha chiesto da mesi una casa parcheggio, ma le è stato risposto che al momento non vi è alcuna disponibilità. «Quando mi hanno buttato fuori di casa col bimbo» racconta la donna con amarezza e con gli occhi lucidi «nessuna assistente sociale, nessun politico si è fatto avanti per darmi una mano. Mi ha aiutato un poliziotto che mi ha ceduto un deposito per mettere i pochi mobili che ho. Ma a maggio lo devo liberare per esigenze del proprietario e mi troverò punto e a capo».

La donna attualmente è ospitata da amici e parenti, ma prima o poi dovrà fare i conti con la realtà e cavarsela da sola. «Se questo non è un caso di emergenza» riprende col magone che le soffoca un po’ la voce «con tutti gli immobili sfitti del Comune possibile che non ci sia un posto dove poter dare una vita dignitosa al mio bambino? Quando sono andata all’ufficio casa del Comune per chiedere un posto dove mettere i miei mobili dal momento che a maggio devo riconsegnare il locale a chi me l’ha prestato per tutta risposta mi hanno consigliato di venderli così almeno risolvevo un problema. Ma con quale coraggio si danno risposte così crudeli, senza rispetto per le sofferenze degli altri?».

La signora Roberta è una donna forte. Ne ha passate tante nella vita. Ma il pignoramento del suo misero stipendio è stato un colpo al cuore.

«Sono disperata» dice «e la cosa che fa più male è l’indifferenza di chi amministra verso chi è in grosse difficoltà come me. Ma cosa bisogna fare per suscitare un po’ di quella misericordia di cui parla papa Francesco? Cosa devo fare per dare un segnale della mia esistenza e di quella di mio figlio alla cosiddetta società civile? A volte i pensieri diventano pesanti come piombo» confida «tanto da pensare a gesti estremi. Ma ho un bambino di 5 anni da fare crescere nel modo migliore possibile e non posso arrendermi. Io chiedo solo un tetto per lui».

Un appello che Roberta rinnova a un Comune che pare sordo alle sue richieste di aiuto. Tra un po’ arriverà la Pasqua, ma per il piccolo, costretto a spostarsi da una casa all’altra, sarà un giorno come tutti gli altri. E sarà una Pasqua amarissima anche per la sua mamma. «Non vedo vie di uscita» riprende la 47enne «se il Comune non mi dà una mano per uscire da queste sabbie mobili diventerà sempre più difficile per me assicurare una vita dignitosa alla persona più preziosa della mia vita».

Tra qualche giorno sarà Pasqua e nulla sarebbe più bello per Roberta che trovare nell’uovo di cioccolato la sorpresa tanto desiderata: un tetto per lei e il suo bambino.