sanità e commercio

Chieti, nel nuovo policlinico anche 28 negozi

Prevede una galleria commerciale all’interno del nuovo ospedale il progetto da realizzare con il project financing del gruppo Maltauro. Sarebbe il primo in Italia. Il no di Mauro Febbo: «A fronte della realizzazione di un nuovo manufatto del costo di 200 milioni di euro, si vogliono affidare numerosi servizi per 30 anni»

CHIETI. Un centro commerciale all’interno del nuovo ospedale da realizzare con il project financing del gruppo Maltauro. Sarebbe il primo in Italia. Nel policlinico troveranno posto ben 28 attività, mentre attualmente ci sono solo un bar e distributori automatici. Il project: prevede di tutto: dallo sportello bancario ai negozi di abbigliamento anche intimo, dalla profumeria a bigiotterie e gioiellerie, dall’alimentari a negozi di accessori e ci saranno persino un’agenzia viaggi, videogiochi e una “caramelleria”. Manca solo un casinò ma è stata pensata pure un’area di accoglienza di 220 metri quadri. «Vogliono destinare aree importanti a centro commerciale» attacca Mauro Febbo che grida allo scandalo e non lesina critiche verso il presidente Luciano D’Alfonso e l’assessore alla sanità Silvio Paolucci. Ma quest’ultimo, definito da Febbo «un semplice esecutore di ordini dall’alto», preferisce non replicare a «una provocazione che» dice «non merita risposta» e dà un giudizio cauto ma positivo sulla novità dei negozi in ospedale: «La proposta è stata fatta alla Asl e ora, da regolamento, è la Asl a doversi esprimere sulla sua congruità o meno. È tutto, dunque, ancora da valutare, ma posso dire in via preliminare che non mi dispiace che all’interno dell’ospedale ci sia anche una serie di servizi collegati alla vita dei pazienti e dei familiari». Ottenuti i documenti del project, non senza insistenza e facendo valere il proprio peso di presidente della commissione di Vigilanza della Regione, il consigliere regionale forzista Febbo ha svelato ieri mattina i contenuti della seconda proposta Maltauro, che si differenzia dalla prima perché complessivamente verrà a costare un miliardo in meno. Sono quattro le cose che gli balzano agli occhi: la galleria commerciale, i problemi legati al personale che gestisce i servizi che verranno poi affidati al privato, i parcheggi e infine la questione della realizzazione di un ospedale di secondo livello, vale a dire il massimo che la sanità possa esprimere (il SS. Annunziata è solo di primo livello). Con in mano il dischetto elettronico contenente tutti gli approfondimenti sul project, Febbo ha così tenuto una conferenza stampa affiancato dai consiglieri comunali di FI Maura Micomonaco, Emilano Vitale e Stefano Maurizio Costa, ribandendo «l’inutilità di un progetto da 2.303.552.000 euro, che si basa su motivazioni insensate». Il problema dei due corpi di fabbrica realizzati con cemento impoverito secondo il consigliere può essere risolto a costi molto inferiori «con nuove tecniche di ingegneria antisismica per migliorare i manufatti esistenti, pensando a un contestuale restyling e opportuna riorganizzazione logistica dell’ex ospedale San Camillo e del vecchio Santissima Annunziata». E invece, «a fronte della realizzazione di un nuovo manufatto del costo di 200 milioni di euro, si vogliono affidare numerosi servizi per 30 anni».

Nello specifico si tratta del servizio manutenzione opere edili, manutenzione del verde, servizio energia e manutenzione impianti, lavanderia, ristorazione, pulizia, logistica, assistenza e manutenzione della apparecchiature medicinali, gestione laboratori di biochimica e gestione tecnica e amministrativa di radiologia e medicina nucleare. Cosa ne sarà del personale che attualmente gestisce tali attività?

Per Febbo si apriranno le porte al precariato, senza contare che «si perderebbe il 50% del personale amministrativo e tecnico per la chiusura degli uffici acquisti, appalti ecc». In cambio non si avrebbe neanche una sanità migliore, visto che «l’ospedale teatino non ha i numeri per salire di livello. Non li avrebbe neanche in unione con Pescara». Inoltre, un’unione dei due ospedali per Febbo potrebbe risolversi a danno di Chieti. Quanto ai parcheggi, «è vero che il numero, soprattutto di quelli a pagamento, sale. Ma resta comunque insufficiente».